Auto inquinanti, l’Italia e altri 4 Paesi: lo stop slitti al 2040
Vertice al Mise con Giorgetti, Franco, Orlando, Cingolani, Giovannini, industriali e sindacati
ROMA Va bene la transizione ecologica ed energetica, ma attenzione, dice il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, «alla curva pericolosa e alla strada bagnata: chi fa politica deve saper dosare acceleratore, freno e leva del cambio». E per questo ieri al Mise di via Veneto c’è stato un vertice con i ministri di Economia, Lavoro, Transizione ecologica e Mobilità Daniele Franco, Andrea Orlando, Roberto Cingolani e Enrico Giovannini, il viceministro del Mise Gilberto Pichetto Fratin, produttori e sindacati per parlare dell’impatto che la rivoluzione avrà sull’automotive, in vista del vertice del Consiglio Ue sull’ambiente il 28 giugno.
E nel frattempo però a Bruxelles oggi Italia, Bulgaria, Portogallo, Romania e Slovacchia presentano un documento che chiede di posticipare al 2040 la data del 2035 - proposta dalla Commissione Ue e appoggiata dall’Europarlamento -, per lo stop ai motori a combustione in Ue, e la riduzione del 90% - anziché 100% delle emissioni di CO2, entro il 2035. L’Italia chiede modifiche soprattutto su veicoli commerciali, biocarburanti e deroghe per i produttori di nicchia come Ferrari e Lamborghini (che già hanno una deroga) fino al 2036. Insorgono i Cinque Stelle che chiedono al governo di «smentire la notizia della richiesta di slittamento, andare al 2040 sarebbe assurdo».
Ma in effetti il rinvio dello stop del 2035 è chiesto quasi da tutta la filiera e lo stesso Giorgetti ricorda come «si stia allargando il fronte che chiede un passaggio più graduale verso il green: la Germania e anche altri iniziano a chiedersi se non sia necessario un ripensamento sui tempi e i modi della transizione ecologica che pongano al centro la responsabilità sociale ed economica con la battaglia ambientale». Ma Orlando frena: «Possiamo chiedere più risorse per mantenere la tabella di marcia, ma mi sembra molto difficile sovvertirla, questo è un comparto che affronta una transizione difficile, il tema è: la transizione dà benefici a tutta l’Ue, ma i costi sono diversi, si deve lavorare per far sì che questi costi stiano ripartiti adeguatamente». Servono «scelte equilibrate e compatibili con gli interessi del secondo Paese manifatturiero europeo», dice il viceministro Pichetto. Per Fim e Cisl è «indispensabile definire una cabina di regia tecnica: la sostenibilità ambientale deve camminare di pari passo con quella sociale e industriale».