Dilemma Républicains: «vendicarsi» o salvare il presidente?
Ora è in crisi anche il rilancio dell’Ue
PARIGI Il mesto risultato della coalizione macronista segna una battuta d’arresto anche delle ambizioni europee del presidente. Negli ultimi cinque anni Macron era stato frenato da elementi esterni: il governo Cinque Stelle-Lega in Italia, o le eterne esitazioni di Merkel in Germania. Ora che i pianeti sembravano allineati e l’unità di intenti ritrovata, a pochi giorni dal viaggio a Kiev assieme a Draghi e Scholz, Macron si ingabbia da solo, con una campagna elettorale distratta che gli fa mancare il sostegno del suo stesso Parlamento.
«Agire forte, andare veloce, sognare in grande», aveva detto Macron il 9 maggio a Strasburgo a proposito del rilancio dell’integrazione europea. Ma la sua credibilità oggi è danneggiata, perché gli alleati europei si preoccupano nel vederlo alle prese con l’estrema sinistra di Mélenchon, che predica la «disobbedienza alle regole europee», e con l’estrema destra sovranista di Marine Le Pen che ha accantonato ufficialmente il sogno di una «Frexit» ma non rinuncia al programma di restringere le competenze europee a vantaggio di quelle nazionali.
È un altro aspetto importante, forse il più grave per Macron, della batosta di domenica. Ma tutto rientrerebbe in ordine se la destra gollista dei Républicains — generalmente europeista — accettasse un’alleanza con Ensemble, la coalizione del presidente.
Da un punto di vista politico, poco separa i gollisti dai macronisti, che potrebbero trovare facilmente un terreno di intesa sulla riforma delle pensioni, la sicurezza o il controllo dell’immigrazione. La vicinanza è tale che Macron negli ultimi anni ha pescato tra i gollisti alcuni nomi cardine del suo sistema di potere, dall’ex premier Edouard Philippe all’attuale ministro delle Finanze Bruno Le Maire al ministro dell’Interno, Gérald Darmanin. Proprio per questo, i Républicains che in passato non sono stati cooptati — o che hanno opposto sincera resistenza — adesso non vogliono apparire come la ruota di scorta di Macron. Però l’alleanza EnsembleRépublicains sta talmente nelle cose che il presidente dei lepenisti, Jordan Bardella, lo ha subito rinfacciato alla figura storica dei neo-gollisti, l’ex
Guardasigilli di Sarkozy, Rachida Dati. «Noi del Rassemblement national saremo l’unica vera forza di opposizione, gli altri stanno già cominciando le trattative sottobanco», ha detto Bardella pochi minuti dopo la chiusura delle urne. «Sarete la stampella di Macron!», ha gridato poi in direzione di Rachida Dati, ospite come lui del dibattito televisivo. Con la sua ormai sperimentata fermezza da diva Dati lo ha fulminato — «Le sembra che io abbia una faccia da stampella?» — e poi ha chiarito: «Siamo una forza di opposizione, ma anche di responsabilità e di governo». Quale migliore occasione per dimostrarlo?
Il segretario Christian Jacob ieri si è affrettato a chiudere ogni ipotesi di dialogo, ma molti credono che sia solo un modo per alzare il prezzo, e anche per fare pagare a Macron l’arroganza degli ultimi anni, quando il presidente si è comportato come il Paris Saint-Germain nel calciomercato: mezzi illimitati, e spregiudicatezza nel reclutare campioni a destra e a sinistra.
Questa mattina Macron incontra i capigruppo e Christian Jacob è stato il primo ad accettare l’invito. Il presidente deve risolvere l’impasse di oggi, certo, ma Jacob pensa anche al domani, al 2027, quando Macron non potrà più ricandidarsi e lo spazio per la destra potrebbe riaprirsi.
Le sembra che io abbia una faccia da stampella? Siamo una forza di opposizione, ma anche di responsabilità e di governo
Rachida Dati Républicains