L’ansia di tutti fa girare il mondo Antidoti? Capire
Amuovere il mondo è la paura. La tesi del libro più recente di Manlio Graziano (1958, insegna a Parigi a SciencesPo e alla Sorbona ed è collaboratore de «la Lettura») parte dai territori della psicologia sociale e ribalta la prospettiva: è lo stato di ansia che vivono le società occidentali a orientare le azioni dei politici e non viceversa. Un movimento che parte dal basso e che «in alto» assecondano, «spacciando certezze che non hanno».
Si potrebbe pensare che all’origine di questo crollo della fiducia ci sia, per esempio, la pandemia ma per l’autore «l’ansia arriva da molto prima e durerà molto oltre». Tant’è vero che la prima parte del libro è dedicata a una breve storia della paura sociale: «Esiste un macro fenomeno — spiega — la fine dell’era dell’ottimismo.
All’interno di esso, ci sono tanti capitoli: l’erosione di potere delle vecchie potenze occidentali è uno di questi. Lo shift of power, il riequilibrio tra diverse aree del mondo, non è qualcosa di astratto: per molti Stati il futuro sarà peggiore del presente». Geopolitica della paura. Come l’ansia sociale orienta le scelte politiche (Università Bocconi Editore, pagine 167, 16,50) è stato scritto prima dell’invasione russa dell’Ucraina eppure, leggendolo, si capisce che, dentro a una fase così, la guerra è un’opzione: «Ce lo insegna la storia».
A questo proposito Graziano dedica particolare attenzione al «declino» degli Stati Uniti: «È una china che determina molte conseguenze. Come fu, agli inizi del XX secolo, quella calante della Gran Bretagna rispetto a quella arrembante della Germania. Ricordiamoci che già nel 2010 Barack Obama diceva: “Non voglio un secondo posto per il mio Paese”».
Ma al centro del libro, più che il piano degli Stati, c’è quello delle società: «È il peggioramento delle condizioni di vita in Occidente a mettere in moto la paura. Le persone reagiscono ed è qui che incontrano i populisti». All’obiezione che, alla fine, i populisti poi finiscano per perdere, come in Francia, risponde: «A parte che altre volte hanno vinto — Brexit, Trump, Lega e M5S in Italia nel 2018 — e poi siamo ancora all’inizio. Quando aumenterà il prezzo delle materie prime energetiche, quando salirà l’inflazione, la tendenza riprenderà. Non a caso negli Stati Uniti stanno già facendo i conti con un possibile ritorno di Trump, o di uno come lui». Inoltre «il problema vero — aggiunge poi Graziano — è che alla domanda che sale dal basso, “fateci vivere come prima” la risposta vera sarebbe “non è possibile”, ma nessun politico che vuole essere eletto lo dirà mai».
Graziano tuttavia nega di aver scritto un libro «pessimista»: «Il geopolitico fa delle analisi», sorride, e poi argomenta: «Tra il 1980 e il 2015 le cose per l’umanità sono migliorate come mai prima, eppure in Occidente la preoccupazione di perdere i vantaggi acquisiti è molto solida. Brexit e gilet gialli sono la dimostrazione che in giro c’è tanto carburante per i populisti e può riaccendersi».
La «necessità di punti fermi» determinerà, prevede, anche un rilancio delle religioni: «Non torneranno a riempirsi le chiese, non è necessario. Sarà l’uso della religione a tornare, come fattore di identità». L’ultima domanda è se esista un’alternativa: «L’alternativa alla paura è capire».