Sorrentino, Mainetti, Martone: una sfida a tre ai David
Tutti concordano: grandi film, sarà una bella edizione. Una gara a tre, fra Paolo Sorrentino, Gabriele Mainetti e Mario Martone ai David di Donatello (il 3 maggio in diretta su Rai 1, si torna a Cinecittà): in testa con 16 candidature E’ stata la mano di Dio e Freaks Out; 14 per Mario Martone con Qui rido io. Sorprendono le sei candidature per un documentario: Ennio, straordinaria Sinfonia per immagini su Ennio Morricone di Giuseppe Tornatore. Le due principali categorie sono in fotocopia: la cinquina per il miglior film coincide con quella per il miglior film, e a Sorrentino, Mainetti, Martone e Tornatore si aggiunge Leonardo Di Costanzo per Ariaferma. Tutte opere presentate alla Mostra di Venezia. Curiosità: Toni Servillo concorre sia come
attore protagonista che non protagonista, nei film di Martone e Sorrentino; le migliori attrici introducono una novità generazionale, se si esclude Maria Nazionale, sono tutte alla prima candidatura: Swamy Rotolo (A chiara di Jonas Carpignano che ha ben 6 candidature); Miriam Leone, Aurora
Giovinazzo, Rosa Palasciano. Colpo grosso anche per Diabolik con 11 candidature, e delusione per Tre piani di Nanni Moretti (1, non così centrale: sceneggiatura non originale). La Calabria si mostra territorio fertile per la presenza di Carpignano e Una femmina: sono entrambe storie di resistenza alla malavita di donne sole. Per la settima volta conduttore Carlo Conti, affiancato da Drusilla Foer, rivelazione all’ultimo Sanremo, un’iniezione di intelligenza e grazia: «Sono onorata, mi si accende il cuore quando si riaprono luoghi di cultura e quindi di civiltà e libertà. Estetica e poetica ci salveranno dall’orrore che ci circonda. Stavolta mi metterò vestitini nuovi, a Sanremo avevo quelli usati, due cambi almeno li voglio fare». Con il conterraneo toscano Conti che andrà «all’impronta», Drusilla condivide l’amore per Amici miei, ma oggi, dice Conti, col politically correct di quel film «resterebbero tre minuti». E’ un concetto che sta frenando molto il cinema. «Laddove il politically correct è un metodo per non essere offensivi ben venga - interviene Drusilla – grosso modo mi piace ma talvolta è esasperante, al limite dell’inciviltà. O confluisce in comportamenti civili o non è costruttivo». Piera Detassis presidente dei David sottolinea «i molti buoni film di grande qualità». Contraddizione: premi e cerimonia televisiva vogliono stimolare il ritorno nelle sale, ma Sorrentino dopo pochi giorni è andato nelle piattaforme.