Leonardo, via al polo per l’alta formazione nella cybersecurity
GENOVA Autosufficienza tecnologica a cui aspirano l’Italia e l’Europa. Autosufficienza come capitale umano: lontana, lontanissima. Al momento siamo in grande ritardo. «Non abbiamo un numero adeguato di professionisti nella sicurezza informatica», ammette Roberto Baldoni, a capo della neonata agenzia nazionale per la Cybersecurity. Molti vivono all’estero, strapagati, tra Dubai e Tel Aviv, nella Silicon Valley, a Berlino. Dunque Leonardo fa un’operazione da politiche attive del lavoro. Promette di formare fino a 15mila giovani in un’accademia dedicata ai meccanismi di difesa ed attacco da incursioni cyber. Alessandro Profumo, che guida il colosso della Difesa come mai sul fronte ora della «guerra ibrida» tra Russia ed Occidente, ha deciso di realizzarla a Genova riqualificando un vecchio edificio dismesso da dove si staglia il nuovo ponte San Giorgio. Perché qui c’è il supercervellone HPC- da-Vinci1, capace di sfornare miliardi di miliardi di operazioni al secondo prevedendo e segnalando, con i suoi algoritmi, migliaia di eventi cyber che si verificano ogni minuto contro le nostre istituzioni centrali e locali protette nel «perimetro di sicurezza cibernetica» costruito dal governo
Conte e potenziato dall’esecutivo Draghi. «La biblioteca di incursioni (e di vulnerabilità), dice Profumo, Leonardo la possiede a Chieti», nel più grande Soc del Paese. Il Security Operation Center dove centinaia di analisti ed esperti hacker (buoni) lavorano per Leonardo e le sue aziende-clienti per prevenire, ridurre, attenuare, gli attacchi di criminali comuni e servizi di intelligence estera, organizzazioni mafiose che investono i proventi dei loro furti intellettuali: molte con programmi di scrittura in cirillico, cinese o iraniano. L’apprendimento del Soc, in costante aggiornamento, verrà messo a disposizione di chi parteciperà ai corsi. Docenti ed test cyber verranno condotti da chi in Leonardo lavora in questo dipartimento guidato da Tommaso Profeta. Su una piattaforma proprietaria che simula un «gemello digitale», un’architettura che replica l’infrastruttura It delle aziende, simula le incursioni di «questa guerra non convenzionale», segnala il presidente Luciano Carta.