Corriere della Sera

IL NUOVO DISORDINE GLOBALE CHE CAUSA GUERRA E INFLAZIONE

Scenari Aveva ragione Luigi Einaudi: «In un mondo in cui i farabutti e i superbi non siano stati cacciati via... non si guarisce la malattia con l’euforia della carta moneta, ma la si alimenta»

- Di Giulio Tremonti

«Le tre buste». È, quello delle «tre buste», un gioco di palazzo davvero adatto al tempo che viviamo. Il vincitore entra nel palazzo e chiede all’uscente un consiglio. Questi fa di più, gli dà tre buste, con le istruzioni per l’uso: dopo la prima crisi, apri la prima busta; dopo la seconda crisi, apri la seconda busta; dopo la terza crisi, apri la terza busta. Arrivata la prima crisi, il vincitore apre la prima busta e ci trova scritto: «dai la colpa a me»; quando arriva la seconda crisi, apre la seconda busta e ci trova scritto: «dai la colpa all’economia»; quando arriva la terza crisi, apre la terza busta e ci trova scritto: «prepara tre buste».

Nei palazzi del potere globale ancora non si sente il fruscio delle buste. Sono palazzi costruiti in puro stile anni 90, con il mercato sopra e gli Stati sotto. Con gli Stati tra di loro pacificati in eleganti formule di concorrenz­a e competizio­ne e così capaci di produrre crescita senza inflazione, come quasi mai prima era stato nella storia.

Ma oggi è l’opposto: a lungo e in vaste parti del mondo, Europa compresa, avremo inflazione senza crescita, perché l’ordine globale si è ribaltato in un «Mundus furiosus». Certo, non la fine del mondo, ma la fine di un mondo. Come nel 2016, dopo l’elezione del presidente Trump, è stato lucidament­e previsto dal presidente Obama.

Un cambio che è arrivato prima con l’«America First», che ha così simbolicam­ente interrotto il suo automatico e drammatico scivolamen­to verso la Cina, con le conseguent­i reazioni. Per arrivare da ultimo alla presa di coscienza dell’eccesso di inquinamen­to e poi alla pandemia, tutti questi fenomeni portati dalla globalizza­zione.

Ma venendo a oggi: mentre in Europa si disegnava un «Piano» per una triplice rivoluzion­e, insieme ambientale, digitale e sociale, un piano per un mondo migliore destinato a venire dopo la pandemia, da Est veniva un mondo peggiore. E questo con una guerra che non è la causa, ma è piuttosto e a sua volta proprio uno degli effetti del nuovo disordine globale.

E in ogni caso, quando la guerra sarà finita, all’interno degli Stati comunque emergerann­o — in realtà stanno già emergendo — tensioni sociali causate dal ritorno nel mondo della corsa dei prezzi, una corsa che oggi va dalla produzione ai consumi, e così con l’inflazione destinata a riapparire come tassa sui poveri. E senza che questo male nuovo, anzi vecchissim­o, possa essere più curato con tecniche di cui finora si è fatto uso eccessivo, anzi abuso.

Dopo il 1929, quando il sistema finanziari­o ebbe a degenerare, sono venute in Europa prima l’inflazione e poi altre e più tragiche conseguenz­e. E proprio su questo negli anni 30 ebbe a scrivere Luigi Einaudi: «Come si può pretendere che la crisi sia un incanto e che a manovrare qualche commutator­e cartaceo l’incanto svanisca». E poi ancora e con inusuale violenza: «Inutile iniettare carta, sia pure carta internazio­nale, in un mondo in cui gli scemi, i farabutti, i superbi non siano ancora stati cacciati via... non si guarisce la malattia con l’euforia della carta moneta, ma la si alimenta».

Lo stesso può oggi essere ripetuto contro la cosiddetta «Modern Monetary Theory»(MMT), e comunque contro la follia che è stata la base delle politiche monetarie contempora­nee, politiche applicate nelle più varie forme (helicopter money, quantitave easing, etc.), ma tutte basate sull’idea che gli Stati «possono creare dal nulla tutto il denaro che vogliono e senza limiti all’immaginazi­one, perché dispongono della sovranità monetaria».

Sovranità, appunto. Ma fino a che i popoli ci credono, fino a che i popoli la riconoscon­o a chi li governa. Oggi che la massa monetaria, ormai conteggiat­a in «Trillion», sta alla realtà in rapporto di 3 a 1, come mai è stato nella storia, oggi che i bisogni crescono e la povertà è in vista, pare difficile continuare in questo modo, come se nulla fosse. Certo, nei palazzi del potere ancora non si sente il fruscio delle buste. Ma prima che le buste finiscano è forse il caso che dai palazzi qualcuno ci spieghi dove si sta andando e cosa si può e si deve fare.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy