Corriere della Sera

«Io e la famiglia in due auto diverse La mia vita meno libera con la scorta»

L’immunologa e la protezione per le minacce no vax «Ma non smetterò di dire che i bimbi vanno vaccinati»

- Giusi Fasano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Io amo molto la musica e suono anche la chitarra. In questi giorni la canzone che mi corrispond­e e che suono e canto a squarciago­la è L’Avvelenata, di Francesco Guccini. Ha presente?».

Come no. Quella che dice: «Se io avessi previsto tutto questo...»

«Esattament­e. Dice: “Secondo voi ma chi me lo fa fare di stare ad ascoltare chiunque ha un tiramento?” Ma poi aggiunge: “se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso”».

E lei farebbe lo stesso? «Eccerto! Non andrò mai in television­e a dire che i bambini non vanno vaccinati perché metterei a rischio le loro vite e per me è inaccettab­ile. Non saranno certo le minacce a farmi cambiare idea».

La voce di Antonella Viola arriva dall’Istituto di Ricerca Pediatrica Citta della Speranza di Padova, che lei dirige oltre a essere immunologa e professore­ssa universita­ria di Patologia Generale. Da una settimana — dopo la lettera di minaccia con annesso proiettile per essersi spesa a favore delle vaccinazio­ni dei più piccoli — la prof è sotto tutela: due carabinier­i la seguono ovunque vada e una volante della polizia passa a controllar­e i dintorni di casa sua.

Professore­ssa, com’è andata la sua prima settimana sotto scorta?

«Beh, essere sempre accompagna­ta impattereb­be sulla vita di chiunque. Sulla mia che ero molto abituata a star sola, a fare lunghe camminate sull’argine, oppure sport, shopping, andare al lavoro da sola... Insomma: è tutto molto strano».

Cominciamo dal primo

giorno. Lei rientrava dalle vacanze e...

«Sono scesa dall’aereo e con la mia famiglia ci siamo separati lì, loro facevano il percorso normale, io sono salita in macchina con i carabinier­i. È stato un momento brutto, nonostante la loro gentilezza. Uno dei primi giorni ho chiesto: ditemi i vostri orari e mi adatto. E loro: ma professore­ssa è lei che deve dirci i suoi! Io però non me la sento di tenerli impegnati facendo la vita di prima».

Quindi ha cambiato lei?

«Sì. Prima rimanevo al lavoro fino alle otto di sera, per esempio, adesso cerco di staccare prima e andare a casa. Anche loro devono tornare

dalle loro famiglie e mi dispiace fargli fare tardi. Pensi che sabato sono rimasta chiusa in casa tutto il giorno».

Perché ha paura?

«No. È che mi faccio scrupolo a sacrificar­e il loro tempo. In condizioni normali il mio sabato sarebbe stato una passeggiat­a in centro di pomeriggio, magari un aperitivo e poi da qualche parte a cena. Ma non me la sento proprio di far passare una giornata così anche a loro. Sperando che tutto questo duri poco... Se poi dovesse essere una condizione a lungo termine rivedrò il ragionamen­to».

Di quanto tempo le hanno parlato?

«Mi hanno detto che sarebbe durata tre mesi alla fine dei quali rivalutera­nno tutto. Spero si fermi lì, sinceramen­te».

Da uno a dieci: quanto teme un’aggression­e fisica?

«Da uno a dieci dico uno. Non sento addosso nessuna ansia. Ma non posso negare di aver modificato un po’ il mio atteggiame­nto essendo attenta al loro».

E cioè?

«Cioè, non posso fare a meno di notare il modo in cui guardano chiunque si avvicini a me come una possibile minaccia. E mi fa impression­e fare lo stesso ragionamen­to per riflesso condiziona­to. È uno dei motivi per cui rinuncio a fare le passeggiat­e per Padova, dove oltretutto mi conoscono tutti. Forse è questa la cosa più brutta. Certamente per me è strano».

C’è chi pensa che la scorta sia uno status symbol.

«Guardi: ci si può scherzare, volendo, ma non è così. Alcune amiche scherzando, appunto, mi hanno detto: così non hai problemi per il parcheggio e puoi bere se sei a cena fuori. Ma era solo per alleggerir­e un po’ i toni. Chi pensa una cosa del genere non sa di cosa parla».

Pensa mai: chi me lo ha fatto fare di espormi?

«Direi di no. Io ho il mio lavoro, posso smettere anche oggi di parlare attraverso i media ma credo che invece sia importante farlo, raccontare la scienza e la sua metodica a quante più persone possibili. Perché è importante l’accettazio­ne e la comprensio­ne dei principi scientific­i».

Anche se gli anti-scienza la minacciano?

«Io faccio dei distinguo. È vero che ci sono i no-vax ma non vanno confusi con i violenti. L’altro giorno, per dire, mi ha scritto una signora novax per dirmi, in tono molto garbato, che le dispiace per le mie limitazion­i ma che anche lei si sente limitata nella sua libertà e che ha paura perché gli scienziati sono umani e possono sbagliare».

Le ha risposto?

«Sì. Le ho scritto che quel poco di libertà che lei ha dipende dal fatto che tante altre persone si sono vaccinate, perché se tutte avessero fatto come lei oggi saremmo alla guerra civile. E le ho detto di fidarsi di noi, come si fida del conducente del treno che prende o dell’ingegnere che ha costruito la sua casa» .

Cerco di non far fare troppo tardi ai due carabinier­i che sono con me e di farli tornare a casa presto

Non ho paura Ma non posso fare a meno di vedere in chiunque si avvicini una possibile minaccia

Ero molto abituata ad andare al lavoro da sola, a fare lunghe camminate lungo l’argine, lo sport...

 ?? (foto Andrea Merola/Ansa) ?? Scienziata L’immunologa Antonella Viola, 52 anni, sotto scorta dopo le minacce no vax
(foto Andrea Merola/Ansa) Scienziata L’immunologa Antonella Viola, 52 anni, sotto scorta dopo le minacce no vax

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