Corriere della Sera

Berlusconi, Martino e la «mediocracy»

- Di Gian Antonio Stella

«Un giorno Berlusconi mi disse: professore, se lei vale nove non deve farsi affiancare da un collaborat­ore che vale dieci, altrimenti le fa le scarpe. Gli risposi che i grandi leader sono stati spesso circondati da collaborat­ori che hanno fatto la loro fortuna. Volente o nolente, Berlusconi ha avuto la singolare incapacità di scegliere le persone giuste. Pensi ai presidenti delle Camere: Pivetti, Casini, Fini, non ne ha azzeccato uno. E al Senato l’unico formidabil­e è stato Pera».

Antonio Martino, «fiero della tessera numero due di Forza Italia», rivelando a Emanuele Lauria l’aneddoto qui citato, ha versato nell’«amaro calice» del Cavaliere (parole sue: «Berrò l’amaro calice di tornare a Palazzo Chigi») un’affettuosa goccia di veleno. Rinforzata da quell’elogio a Pera, che incitò nel 2018 l’amico Silvio a «dare un segnale ai suoi del tipo: “cominciate a scannarvi, poi vediamo chi è bravo”. Così magari nascerà un leader. Altrimenti saranno tutti etero diretti come adesso e Forza Italia non crescerà mai come partito». Povero Cavaliere: come poteva scegliere qualcuno che fosse migliore di lui se al mondo non ce n’era uno? «Ho un complesso di superiorit­à che devo tener a freno», ammise. «In Italia nessuno può dire d’aver fatto quanto ho fatto io. E nemmeno in Europa c’è chi abbia una caratura paragonabi­le a quella di Silvio Berlusconi. In America solo Bill Gates mi fa ombra. Ora direte che sono presuntuos­o, che ho un complesso di superiorit­à. Ma parlano i fatti». «Dimostrerò nero su bianco d’esser eticamente superiore agli altri protagonis­ti della politica europea». «Credo, sinceramen­te d’essere stato ed essere, di gran lunga, il miglior presidente del Consiglio che l’Italia abbia avuto nei 150 anni della sua storia. Lo dico sulla base di ciò che ho fatto e faccio, ed è per questo, credo, che mi attribuisc­ono il 68,4% di fiducia e ammirazion­e».

Al che Fabio Mussi rise: «Quando sarete al cento per cento fateci un fischio!»

C’è poco da sorridere, però. Perché il problema dell’Italia, come spiegarono nel 2007 Andrea Mattozzi e Antonio Merlo nel libro «Mediocracy», è da decenni la scellerata scelta di chi è al potere di prendersi come vice qualcuno più mediocre che non possa dargli fastidio. Vale per la destra, vale per la sinistra. Magari se l’avesse fatto solo Berlusconi! Magari!

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