VOTO ONLINE COME ALIBI PER ARCHIVIARE LA DIVERSITÀ
Sostenere che il Movimento Cinque Stelle è diventato un partito come gli altri può funzionare come arma polemica. E come tale la usano alcune forze politiche. In realtà, nel modo in cui è stato detto sì al finanziamento pubblico, demonizzato in passato dai grillini, si conferma una diversità profonda e persistente. L’approvazione attraverso la consultazione digitale degli iscritti conferma una democrazia diretta adattata ai nuovi scopi ma tuttora a rischio di manipolazione.
Il fatto che, nonostante abbiano votato circa trentaquattromila iscritti su quasi centotrentaduemila, i vertici parlino di «ottima partecipazione», fotografa l’imbarazzo del M5S. La proposta di accettare il denaro pubblico è, in sé, tutt’altro che negativa. Può rappresentare un elemento di trasparenza mancato a lungo sui flussi di denaro ai partiti: compreso il M5S. E il 72 per cento dei voti a favore del «sì» sulla piattaforma grillina forniscono un’indicazione chiara. Il tema, semmai, è perché il«sì» appariva prevedibile.
Si conferma una grande capacità della nomenklatura o di essere in sintonia con la base, o di pilotare il responso digitale secondo i propri desideri. È possibile che quando si tratterà di mandare in soffitta anche il divieto di superare il secondo mandato parlamentare arriveranno sorprese. Prevale però la previsione che sarà democraticamente sepolto anche quello. Sostenendo correttamente l’entrata in una fase nuova del Movimento, e per garantire i seggi a un numero ristretto di capi grillini, anche quel tabù sarà superato; e accreditando i pregi della democrazia diretta, benché declinata in modo caricaturale.
A lasciare perplessi è questo limbo tra passato e presente, tra procedure alternative al sistema democratico presentate come superiori, e adesione a pratiche di potere fin troppo tradizionali. Ripropone una diversità che oggi appare sempre più un alibi. Serve a giustificare l’archiviazione della diversità antisistema, usandone gli strumenti. D’altronde, sono gli alleati a legittimare l’operazione. È difficile contestare l’ex premier Giuseppe Conte, quando replica alle accuse di subalternità al Pd sventolando il reddito di cittadinanza, per quanto sgualcito.
Il dialogo con il partito di Enrico Letta consente al M5S di rivendicare un ruolo. E comunque, nessun leader vuole inimicarsi il M5S e la sua maggioranza relativa dei seggi alla vigilia della successione a Sergio Mattarella. Molti di suoi voti parlamentari sono in libertà, e dunque utilizzabili come massa di manovra per un candidato o una candidata. Che l’elettorato grillino si stia restringendo appare un dettaglio . Oggi il M5S è forte nei palazzi, non nelle urne. E a breve termine è quello che conta.