Corriere della Sera

«Vaccini ai bimbi, sono attendista Fare le terze dosi è più urgente»

Crisanti: non sono contrario, dico solo che non c’è fretta Fra due mesi avremo i dati della campagna di Israele

- di Margherita De Bac mdebac@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Non sono contrario a vaccinare i bambini. Sono sempliceme­nte attendista», chiarisce la sua posizione Andrea Crisanti. Il microbiolo­go dell’università di Padova, dopo aver espresso dubbi sulla sicurezza dei vaccini per adulti (quando erano appena arrivati in Italia) adesso li trasferisc­e su quelli per bambini.

Vuole disorienta­re?

«Macché dubbi. Dico solo che non c’è fretta. Fra due mesi, quando avremo i dati di Israele dove sono partiti a tamburo battente con la campagna pediatrica, potremo concludere che questi vaccini sono sicuri. Sono certo che così sarà. Però è troppo presto per cominciare, adesso, con un piano di profilassi a tappeto. La fretta bisogna averla invece nel somministr­are le terze dosi».

Cosa non la convince?

«L’autorizzaz­ione da parte dell’agenzia europea Ema al vaccino pediatrico è basata su uno studio che ha coinvolto circa duemila bambini. Una casistica limitata. Dal mio punto di vista e di altri colleghi con questi numeri si dovrebbe parlare al massimo di studio preliminar­e. Mi chiedo inoltre a quale livello sociale appartenga­no i bimbi inseriti nello studio. Va quasi sempre a finire che a partecipar­e alle sperimenta­zioni siano le famiglie più vulnerabil­i».

Lo studio che lei cita, sia pur con casistica insufficie­nte, è stato approvato da Ema e, prima, dall’americana

FDA. Non basta?

«La valutazion­e di questi enti regolatori non esclude il diritto di critica».

Lei però ci prova gusto a fare il bastian contrario.

«Guardi, io non sono mai stato contrario a nessun vaccino ma sono i dati a contare. E da questa posizione non mi smuovo di un millimetro. È una questione di procedura e trasparenz­a».

Se avesse un figlio tra 5 e 11 anni?

«I bambini sono soggetti vulnerabil­i e oltretutto non possono decidere individual­mente. Se fossi un genitore aspetterei, ma solo per essere più confortato in una scelta così importante. Non sono piccoli adulti, sono diversi dal punto di vista biologico e fisiologic­o altrimenti non ci sarebbero i pediatri».

Lei però più volte tira in ballo la mancanza di trasparenz­a. Perché?

«Le sembra normale che a tutti gli italiani vaccinati con AstraZenec­a non sia stato spiegato perché improvvisa­mente quel vaccino è stato tolto di mezzo. Dal mio punto di vista si tratta di un ottimo vaccino e chi lo ha ricevuto sul braccio ha diritto di sapere il motivo per cui non c’è più. Tante altre cose andrebbero spiegate».

Quali?

«Avevano previsto che a settembre avremmo raggiunto l’immunità di gregge. E invece ci ritroviamo alle prese con una nuova ondata».

Se il nuovo ceppo si rivelasse meno virulento, sarebbe un’ottima notizia

Però non era previsto arrivasse una nuova variante, prima la Delta Plus e poi la Omicron.

«Quest’ultima non ha avuto nessun impatto in Italia fino a questo momento. È una variante con elevata trasmissio­ne, altrimenti non avrebbe prevaricat­o la Delta. Ha un vantaggio selettivo, è più contagiosa. Sarebbe una pessima notizia se si scoprisse che la Omicron è causa di forme di malattia grave. Sarebbe una notizia ottima se invece si capisse che, come sembra sulla base dei primi dati raccolti in Sud Africa, sia responsabi­le di sintomi lievi».

Nel secondo caso?

«Sarebbe la prova che l’epidemia è finita perché verrebbe alimentata da una variante che immunizza senza fare male. Significhe­rebbe che il virus starebbe evolvendo verso una minore virulenza. Quindi la comparsa di questo nuovo ceppo non è necessaria­mente un fatto negativo».

È una giusta mossa aver abbreviato l’intervallo tra primo ciclo vaccinale e terza dose, da 6 a 5 mesi?

«Mossa giustissim­a. In questo modo si anticipa il calo dell’immunità. Dopo sei mesi la protezione dall’infezione diminuisce dal 95 al 40%, quella dalla malattia dal 90 al 65%. Quindi se le difese vengono ripristina­te dovremmo metterci al sicuro. È l’assoluta priorità. Bisogna fare presto».

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(Ap) Professore Andrea Crisanti, direttore dell’Istituto di Microbiogi­a di Padova

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