Sono stati salvati i mufloni dell’Isola del Giglio «È un grande risultato»
Le operazioni di abbattimento dei mufloni sull’isola del Giglio sono state fermate. Questo l’esito del confronto e dell’accordo tra il presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano, Giampiero Sammuri, e l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che hanno individuato soluzioni alternative per la salvaguardia della vita di tutti i mufloni sull’isola. «Gli animali sono salvi — annuncia Brambilla — e questo è ciò che più importa. Sono felice di avere raggiunto questo grande risultato che mette la parola fine ad una situazione che aveva toccato la sensibilità non solo degli abitanti del Giglio ma di tutta l’opinione pubblica». Le possibili soluzioni allo studio sono due: il trasferimento degli animali in aree faunistiche dove sia loro garantita un’adeguata condizione di benessere — insieme il presidente Sammuri e Brambilla le avrebbero già individuate — oppure la permanenza dei mufloni sull’isola, ma in uno spazio recintato per limitarne l’impatto. Nei giorni scorsi aveva suscitato forti proteste la prospettata ripresa delle operazioni di «eradicazione» dei mufloni previste dal progetto europeo «Lets’go Giglio», finanziato con 1,6 milioni di euro dei contribuenti italiani ed europei: il comitato «Save Giglio» aveva raccolto migliaia di firme in calce ad una petizione che chiedeva di risparmiare la popolazione di ovini selvatici (qualche decina) sull’isola, discendente dagli esemplari portati negli anni Cinquanta per un progetto di conservazione. Immediata è stata la mobilitazione di molti gigliesi, degli animalisti e di Michela Vittoria Brambilla che aveva annunciato la presentazione di un esposto in Procura e di un reclamo alla Corte dei conti europea. «Con i fondi del progetto Ue, in parte già spesi per catturare alcuni mufloni e munirli di radiocollare — aveva fatto presente l’ex ministro — si sarebbero potute eseguire le sterilizzazioni o i trasferimenti in aree faunistiche. E in ogni caso — aveva aggiunto — non mi si venga raccontare che, nel XXI secolo, per allontanare da una piccola isola qualche decina di pecore selvatiche, bisogna per forza ammazzarle».