Corriere della Sera

Fu picchiato in strada a Ventimigli­a, migrante si uccide

L’aggression­e due settimane fa. Si è impiccato con un lenzuolo nel Centro per il rimpatrio di Torino

- Massimo Massenzio

Un pestaggio brutale, con bastoni e spranghe. Musa Balde, 23 anni, originario della Guinea, non ha mai superato il trauma dell’aggression­e subita lo scorso 9 maggio a Ventimigli­a, per mano di tre uomini che lo accusavano di aver rubato un telefonino. Era finito in ospedale con una prognosi di 10 giorni, ma appena uscito dal Pronto soccorso era stato portato al commissari­ato di Ventimigli­a e poi nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino. Entrato nel centro di corso Brunellesc­hi le sue condizioni fisiche e psicologic­he sono peggiorate. Posto in isolamento per motivi sanitari e nella notte tra sabato e domenica si è tolto la vita impiccando­si con un lenzuolo, nel bagno della sua stanza.

«Era provato, stanco, probabilme­nte depresso — dice il suo avvocato Gianluca Vitale —. Lo avevo visto pochi giorni fa e stavo cercando di oppormi alla sua espulsione per motivi giudiziari. Non riusciva a capire il motivo per cui, dopo aver subito un’aggression­e così violenta, fosse stato privato della libertà».

A trovarlo senza vita ieri mattina sono stati gli operatori del Cpr, ma nessuno nella notte si era accorto di nulla. «Adesso neppure la sua domanda di giustizia avrà una risposta — aggiunge Vitale —. Spero di sbagliarmi, ma nel nostro colloquio mi ha detto che, dopo il pestaggio, nessuno degli inquirenti lo aveva ascoltato. Era finito in camera di sicurezza e poi nel centro di Torino. Continuava a ripetermi che voleva uscire e che lì dentro non sarebbe rimasto a lungo ».

La polizia di Imperia ci aveva messo meno di 24 ore a individuar­e le tre persone che avevano aggredito e picchiato a bastonate Musa. Lo avevano accusato di aver rubato un telefonino, ma lui si è sempre detto innocente: «Stavo solo chiedendo l’elemosina».

In un video su Facebook si vedono i tre aggressori che lo prendono a pugni e calci anche quando è a terra e le persone sui balconi urlano terrorizza­te. I responsabi­li erano stati poi identifica­ti: sono due siciliani di Agrigento, di 28 e 39 anni, e un 44enne di Palmi (Reggio Calabria) tutti domiciliat­i a Ventimigli­a.

Vennero denunciati a piede libero per lesioni aggravate, ma gli investigat­ori hanno escluso che abbiano agito «per odio razziale». Dopo le dimissioni dall’ospedale di Bordighera, Musa era stato trasferito a Torino, senza capire il perché. «Avvocato, io di qui devo uscire, non ce la faccio», sono state le ultime parole dette al suo legale.

Era in Italia da cinque anni, prima era stato in Francia, ma sperava di riuscire a superare di nuovo il confine. Si arrangiava con piccoli lavoretti saltuari e sognava un futuro migliore. Sulla fronte aveva una profonda ferita che gli ricordava quell’aggression­e ingiusta e sulla pelle i segni della tensione e dello stress che non riusciva a superare. Nella notte tra sabato e domenica ha pensato che il suo sogno non si sarebbe mai avverato e ha deciso di togliersi la vita.

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Un’immagine del pestaggio avvenuto il 9 maggio a Ventimigli­a. Furono denunciate tre persone
Il video Un’immagine del pestaggio avvenuto il 9 maggio a Ventimigli­a. Furono denunciate tre persone

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