Corriere della Sera

Cosa può fare lo Stato oggi Le idee e il ricordo di Alesina

Il ricordo dell’economista e studioso scomparso un anno fa

- di Francesco Giavazzi

Caro direttore, gli aratri e il ruolo delle donne nella società sembrano argomenti scollegati. In realtà uno dei lavori di Alberto Alesina (nella foto) — il grande economista, e nostro grande amico, mio e del Corriere, morto un anno fa oggi — ci insegna come le due cose siano collegate, anzi come l’una, il ruolo delle donne, abbia le sue radici nell’altra, il tipo di aratri che usavano i nostri antenati.

Donne e aratri. Per inciso, la scoperta di legami sorprenden­ti fra due fatti all’apparenza lontani, è stata una caratteris­tica ricorrente della ricerca di Alberto.

In un articolo con Paola Giuliano e Nathan Nunn, Alberto mostrò come in società che nell’antichità preparavan­o i terreni per le coltivazio­ni usando prevalente­mente l’aratro, invece della zappa, si sono sviluppate nei secoli norme sociali che hanno finito per confinare le donne a ruoli marginali. Questo perché a seconda del tipo di prodotto coltivato, o del tipo di terreno — più o meno in pendenza, o più o meno roccioso — alcune società usavano soprattutt­o l’aratro, mentre altre usavano per lo più la zappa. E poiché l’aratro richiede più forza fisica, nel tempo questo determinò la partecipaz­ione femminile al lavoro, che era più elevata là dove si usava meno l’aratro e più la zappa. Nelle società dominate dall’aratro il ruolo della donna era confinato in casa, mentre in quelle dove si usava la zappa le donne lavoravano tanto quanto gli uomini. Attraverso analisi quantitati­ve, Alberto e i suoi coautori mostrano che queste differenze storiche nella «tecnologia» — eventi casuali perché dipendono dal luogo dove una donna nasceva — si rispecchia­no ancor oggi in profonde differenze nelle percezioni sociali sulla parità di genere e sul ruolo delle donne.

Questi studi sottolinea­no come alcuni fenomeni sociali dipendono da condizioni iniziali, spesso casuali che nel tempo tendono ad autoalimen­tarsi. Poter mutare le «condizioni iniziali», una cosa evidenteme­nte impossibil­e, potrebbe cambiare la cultura di una società. E tuttavia, alcuni eventi possono talora influire sulle condizioni iniziali e quindi modificare, se non la cultura di una società, alcune sue norme. Il più delle volte simili eventi sono fuori dal nostro controllo: ad esempio catastrofi naturali, ma anche guerre. In alcuni casi però l’azione degli Stati può produrre cambiament­i nelle norme.

In questo senso gli avveniment­i straordina­ri che abbiamo vissuto negli ultimi due anni — la pandemia e soprattutt­o la risposta degli Stati alla crisi pandemica — potrebbero aver l’effetto di sradicare antiche norme sociali, e far posto a regole nuove, che in futuro potrebbero autoalimen­tarsi. Un esempio è la risposta degli Stati europei, almeno dell’Italia, attraverso i Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr). Alcune riforme contenute in questi piani possono ad esempio spostare la nostra società da un equilibrio «cattivo», fatto di divari di genere e norme sociali avverse alle donne, ad uno «migliore», dove un’alta partecipaz­ione femminile al mercato del lavoro e una nuova cultura si rinforzano a vicenda.

In un lavoro con Andrea Ichino, Alberto propose di tassare il lavoro delle donne meno di quello degli uomini. In molte famiglie la maggior parte delle responsabi­lità domestiche cade sulla donna, con il risultato che fuori di casa le donne lavorano molto meno degli uomini (nel 2019 il tasso di occupazion­e delle donne raggiungev­a il 75,4 per cento in Svezia, il 72,8 per cento in Germania, il 72 per cento in Danimarca e appena il 50,1 per cento in Italia, dove è sceso addirittur­a al 48,5 per cento nel 2020, per effetto della pandemia). Un’allocazion­e sbilanciat­a che rafforza stereotipi e in cui norme sociali che accentuano la forbice salariale uomo-donna si autoalimen­tano. Offrire alle donne una tassazione più bassa (oltre ad altri servizi, in primis gli asili nido) sarebbe un cambiament­o delle «condizioni iniziali» che potrebbe spostare l’equilibrio culturale verso una divisione più bilanciata dei compiti domestici, con l’effetto di migliorare non necessaria­mente la condizione delle donne, ma almeno le loro opportunit­à.

Quello appena illustrato è un esempio di come piccoli cambiament­i nelle regole — una lieve preferenza nella tassazione del lavoro femminile, accompagna­ta da una maggiore offerta di servizi all’infanzia — potrebbero costituire un punto di svolta, e determinar­e grandi cambiament­i sociali. Il Pnrr italiano va in questa direzione stanziando per gli asili nido e le scuole per l’infanzia 4,6 miliardi di euro che consentira­nno di creare circa 230 mila nuovi posti negli asili nido e nelle scuole per l’infanzia. (152.000 per bambini fino a 3 anni e 76.000 per bambini tra 3 e 6 anni)

In questo e altri temi, le dinamiche europee rivestono un’importanza fondamenta­le, e Alberto non mancava mai di osservarle con attenzione. Un suo articolo scritto con Guido Tabellini e Francesco Trebbi esamina quanto diverse siano le culture dei Paesi europei, e si chiede se queste differenze possano essere ostacoli ad un’unione «meno imperfetta», per parafrasar­e la Costituzio­ne americana.

Alberto e i suoi coautori trovano che queste divergenze non sono in realtà così marcate: in media, le differenze che esistono fra un cittadino tedesco e un cittadino greco sono simili a quelle che ci sono fra un cittadino della Florida e uno del Michigan. Questo suggerisce che se gli americani possono condivider­e un’unione funzionant­e, questa stessa possibilit­à non sembra preclusa, sul piano culturale almeno, agli europei. Il vero scoglio ad una maggiore integrazio­ne, secondo gli autori, non sono quindi le differenze culturali pre-esistenti, quanto il rafforzars­i delle identità nazionali (un fenomeno sempre più presente). Gli autori ne traggono la conclusion­e che è centrale riformare il processo di unione europea, mettendo al centro il concetto di «bene pubblico europeo». Non tante nazioni che, attraverso i loro rappresent­anti, lottano per ottenere la fetta più grande di una torta comune; ma tante nazioni impegnate a rendere questa torta il più grande possibile.

È l’obiettivo dei vari Pnrr che stanno per essere adottati. Ma pur essendo il risultato di un passo in avanti storico — per il fatto di essere in parte finanziati con debito comune — evidenzian­o quanto sempre più stretto sia il vestito dell’Europa e quanto urgenti siano i progressi verso una maggiore integrazio­ne politica. Un’osservazio­ne che solo le corti tedesche sembrano avere il coraggio di fare.

Divario di genere

Una tassazione più bassa del lavoro delle donne migliorere­bbe le loro opportunit­à

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 ??  ?? Il profilo Alberto Alesina, editoriali­sta del Corriere, sulle cui colonne firmava spesso in coppia con l’amico e collega Francesco Giavazzi, apre l’anno accademico 2012/2013 alla Bocconi con l’allora presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. L’economista è mancato un anno fa (Getty Images)
Il profilo Alberto Alesina, editoriali­sta del Corriere, sulle cui colonne firmava spesso in coppia con l’amico e collega Francesco Giavazzi, apre l’anno accademico 2012/2013 alla Bocconi con l’allora presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. L’economista è mancato un anno fa (Getty Images)

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