«Siamo stati ignorati Il premier ci dia ascolto, le prossime 16 settimane decisive per gli italiani»
Toti: liberi la sera almeno dal 9 maggio
Giovanni Toti ha appena finito di srotolare giù dal Palazzo della Regione Liguria, insieme al sindaco Marco Bucci, il bandierone rossocrociato di Genova, perché oggi è la festa di San Giorgio, la festa della bandiera.
Tante saranno le iniziative per celebrarla, ma alle 22 si chiude, presidente. C’è il coprifuoco.
«Cos’è? Altro sale sulla ferita? Di sicuro adesso siamo tutti molto amareggiati».
Il decreto Covid vi ha deluso. Massimiliano Fedriga, il presidente della Conferenza delle Regioni, ha detto che il governo vi ha imbrogliato. È d’accordo?
«Beh, nelle sue parole c’è tutta l’amarezza per una trattativa in cui speravamo che il nostro contributo sarebbe stato più ascoltato».
Avevate proposto di spostare il coprifuoco almeno di un’ora, dalle 22 alle 23.
«E lo faremo ancora, abbiamo già inviato una lettera e chiesto un incontro urgente al premier Draghi. Perché davanti abbiamo 16 settimane, dalla primavera all’estate, che saranno decisive per tante categorie. E allora abbiamo bisogno di date certe. Il governo ha detto che il decreto potrà essere modificato in base al cambiamento della situazione epidemiologica. Bene, ma la situazione sta già cambiando, allora facciamolo presto».
Lei avrebbe in mente una data?
«Qui nessuno vuole essere imprudente o irresponsabile. Nelle ultime 24 ore abbiamo avuto altre 360 vittime in Italia. Noi perciò siamo d’accordo con Palazzo Chigi su questa lenta, parziale, scaglionata riapertura. Ma per esempio penso al 9 maggio, la festa della mamma, una data simbolica per farci un regalo: da qui a quel giorno saranno passate due settimane. Se nel frattempo i dati miglioreranno ancora, se la curva dei contagi, dei ricoveri, della mortalità grazie ai vaccini continuerà a scendere, allora togliamolo del tutto il coprifuoco o perlomeno spostiamolo di un’ora. Perché a me questa scelta del governo sembra avere più un sapore politico che scientifico».
Che vuole dire?
«Non capisco per quale motivo dal 26 aprile sarà concesso andare a teatro a vedere “La signora delle camelie” ma non sarà consentito cenare al chiuso in un ristorante. Forse che la circolazione del virus è diversa in un teatro rispetto a una trattoria? Tra chiuso e chiuso c’è qualcosa che non mi torna».
Scelte ideologiche?
«Non voglio dire questo. Lunedì scorso ho parlato da solo con Mario Draghi per una mezz’oretta davanti a un caffè. E lì ho percepito tutta la
Non capisco perché dal 26 aprile sarà concesso vedere uno spettacolo a teatro ma non si potrà cenare al chiuso in un ristorante Forse che la circolazione del virus è diversa in un teatro rispetto a una trattoria?
sua fiducia nelle energie inespresse del nostro Paese».
Però anche sulla scuola in presenza siete stati disattesi.
«Sì, dopo lunghe riunioni in cui sembrava si fosse tutti concordi sull’opportunità che la quota dei ragazzi si fermasse al 60% il governo ha scelto il 70%, ignorando i timori anche di parecchi presidi. Ma il coprifuoco alle 22 e la possibilità di cenare solo nei ristoranti all’aperto credo sia davvero una decisione che suona più come una provocazione che un’opportunità e finisce per colpire sempre gli stessi. Ma chi mai andrà a cena quest’estate sapendo che già prima delle 22 dovrà alzarsi da tavola per tornare in tutta fretta a casa? E chi mai prenoterà una vacanza a Portofino, a Capri o a Jesolo sapendo che alle 22 deve rientrare in albergo? Come potranno gli albergatori assumere personale davanti a quest’incertezza? Rischiamo solo di fare un grosso favore a Spagna e Grecia».