La pandemia vista con gli occhi disincantati dei ragazzini
Il lockdown visto con gli occhi disincantati dei pre-adolescenti; una convivenza forzata tra coetanei che mette a nudo problemi e aspettative di una generazione. «Unlockdown» è una comedy agrodolce che sotto la patina di una quotidianità scandita da divano e social network vuole mostrare anche il lato responsabile e solidale di ragazzi costretti dalle circostanze a condividere lo stesso tetto (DeaKids, canale 601 di Sky).
Prodotta da KidsMe, la «factory» del gruppo De Agostini (nel panorama della tv per ragazzi è sempre più fondamentale saper controllare il contenuto), «Unlockdown» racconta le vicende di cinque amici (15-16 anni) raggiunti da un nuovo lockdown, mentre i genitori si trovano alle Maldive per una vacanza; a casa di Jack si ritrovano Michelle, Martha, Sam e Teo e con loro anche Lara, la sorella maggiore di Jack, una social-addicted con ambizioni da influencer.
Tra videochiamate, didattica a distanza, delivery, organizzazione delle incombenze domestiche, i ragazzi imparano a condividere emozioni ed esperienze, ad attraversare l’età di passaggio senza la pressione, anche lessicale, ereditata dai genitori (all’inizio della serie, una delle ragazze si lamenta perché deve «rischedulare» le attività…). «Unlockdown» è un raro caso di prodotto televisivo che incorpora la pandemia nella narrazione, dove le restrizioni determinano trama e concept stesso, senza essere inopinatamente rimosse. Diretta da Gianluca Leuzzi, e con una prevista apparizione di Fabio Volo nei panni di sé stesso, «Unlockdown» si caratterizza per il formato: episodi brevissimi da dieci minuti l’uno, quasi dei «bigini» per ingegnarsi a vivere con serenità l’imprevisto e le limitazioni.
Un esperimento (di linguaggio) nell’esperimento (sociale) che latita forse sul versante della recitazione, ma che rappresenta una felice intuizione nel panorama delle serie tv per ragazzi.