Mezzo punto in più a partita, la differenza che fa Dybala
Gli scacchi gli hanno insegnato la pazienza, il futuro: «Voglio finire bene la stagione, il resto verrà»
Con il più mancino dei tiri, la specialità della casa, Paulo Dybala ha ritrovato quel che più gli era mancato, in questi 90 giorni fuori dal campo e dentro ai bisbigli, l’abbraccio dei compagni. L’hanno sepolto, dopo il gol vincente al Napoli e lui, sul campo e negli spogliatoi, s’è sciolto: «Grazie davvero, ragazzi». Prima ancora di pigiare il tasto dei social: «Grande vittoria, sono felice». In fondo, questi mesi, più che una stagione di pallone sono stati fin qui un romanzo da Paul Auster: Covid, infortuni, cene eleganti, contratto. Sul quale lui non ha cambiato idea, di massima almeno: è pronto a firmare il rinnovo, al cento per cento. Dopodiché, è pur vero che la pandemia, gli infortuni, i libri contabili, hanno squassato il panorama mondiale, mica solo il cortile della Juve. E allora, chissà.
Di certo, ritrovata finalmente la salute, il numero 10 si è dato un unico bersaglio: «Mi concentro su questo finale di stagione, tutto il resto verrà», confida agli amici. Ci spera Andrea Pirlo, anche se la scelta stessa del verbo, onesta, fa riflettere: «Dybala ha ancora un anno di contratto, quindi è ancora lunga e speriamo di potercelo tenere». Perché sul valore dell’argentino, una volta aggiustato, non ci sono dubbi: «Paulo non l’abbiamo mai avuto — ha spiegato l’allenatore bianconero — ma un giocatore come lui può fare la differenza, in qualsiasi squadra». Non avendolo, per quel ginocchio che s’era ammaccato, da parte della soluzione era diventato parte del problema: «Quando ti manca un giocatore così, diventa difficile».
Per dire, l’altra sera con il Napoli ha segnato praticamente da fermo, con il graffio del grande pittore. E la pazienza che gli hanno dato gli scacchi, passione di quando era ragazzo, tra le dritte di papà Adolfo e i tornei, e che ha ritrovato in questi mesi di forzata clausura. Sul prato è come davanti alla scacchiera: un tipo che sa aspettare, con l’arte di chi sa concentrarsi per fare la mossa al momento giusto. Più pezzi (di legno) che playstation e, va da sé, la serie cult del ramo, su Netflix, La regina degli scacchi. Poi, una sbirciata ai libri imparentati con il pallone, da Soriano a Galeano. È stato il menù per ritrovare la serenità dentro e la salute fuori, anche grazie a un fisioterapista ad hoc. Per tutto il resto c’è sempre quel talento che si fa statistica, se la Juve, in campionato, con lui in campo viaggia a una media di 2,3 punti a partita, senza rallenta a 1,8. Altre cifre saranno quelle sul contratto, per le quali le parti si vedranno, pur sapendo che le prospettive (del club) sono cambiate.