Lo scatto in avanti rivisto alla Var: una gaffe cucinata in casa
Se ci fosse stata la Var all’incontro con Erdogan, Charles Michel avrebbe già avuto un cartellino rosso. Perché il video integrale e al rallentatore suggerisce una versione degli eventi ben diversa da quella che lui ha tentato di accreditare ieri, e cioè «ho visto lo sgarbo ma ho deciso di soprassedere per concentrarmi sulla sostanza dell’incontro» (quale fosse poi questa sostanza non è chiaro). In realtà, quando entrano nella stanza Michel e von der Leyen sono uno alla destra e l’altra alla sinistra dell’autocrate turco. Ma non appena Michel vede la scena apparecchiata dal protocollo neo-ottomano (una sola sedia per due ospiti), passa alla sinistra di Erdogan, e con un’improvvisa accelerazione sorpassa la collega, come se volesse arrivare primo all’unica e agognata poltrona. E una volta seduto, e una volta lasciata in piedi la presidente della Commissione, e una volta che sia diventato chiaro a tutti che a lei è stato riservato il divanetto, Michel non fa niente per cambiare la situazione. Gli strani movimenti di accomodamento che compie quando è già seduto non sono segnali di imbarazzo, ma piuttosto compiaciuta sistemazione, con una tirata su dei pantaloni a sigaretta che chissà perché sono diventati di moda tra i primi ministri giovani, e che quando ti siedi si accartocciano sulle parti intime costringendo i maschi a qualche aggiustamento. Verrebbe da pensare che lui, o quantomeno il suo ufficio del cerimoniale che prepara per tempo tutti i dettagli degli incontri e anzi si reca sul posto in precedenza per verificare che tutto sia stato disposto come concordato, sapesse della messinscena e l’abbia addirittura avallata. Michel avrebbe potuto fare mille cose diverse da quelle che ha fatto. Il sospetto è che nel suo comportamento non ci sia stata solo sbadataggine e sottovalutazione dello schiaffo assestato dal presidente turco all’Europa, ma il frutto del braccio di ferro sotterraneo che da sempre impegna i vertici della Ue: e cioè la concorrenza per stabilire chi, tra presidente del Consiglio e presidente della Commissione, fra dimensione intergovernativa e dimensione federale, rappresenti davvero un’Europa ancora bicefala. Se di questo si trattasse, allora lo scandalo ce lo saremmo cucinati in casa nostra, e le istituzioni europee non potrebbero non chiederne il conto a Charles Michel.