Corriere della Sera

«Il cinema? È come un album di ricordi»

Garrett rilegge alcune tra le più note colonne sonore «E con il violino rendo omaggio anche alle serie tv»

- Giuseppina Manin

Ifilm della sua vita sono quelli che, prima ancora che al cuore, l’hanno colpito alle orecchie. «Le colonne sonore sono la mia passione — confessa David Garrett, violinista equilibris­ta tra classica, pop e rock, superstar degli stadi come delle sale da concerto —. La mia memoria funziona per immagini e ancora più per tracce sonore. Così il cinema è diventato il mio album dei ricordi, il diario su cui annotare pensieri ed emozioni. A cui ora rendo omaggio con il mio nuovo album Alive - My Soundtrack». Compilatio­n di pezzi iconici che comprende diversi brani di film classici made in Hollywood.

«In tutta la mia carriera non ho mai fatto scelte di convenienz­a — spiega —. Le musiche selezionat­e rispecchia­no le mie preferenze. Titoli capaci di sfidare il tempo, irresistib­ili oggi come ieri. Dalla durissima Paint it Black voluta da Kubrick per i titoli di coda di Full Metal Jacket, alla travolgent­e Stayin’ Alive della Febbre del sabato sera, alla spiazzante What a Wonderful World di Good Morning Vietnam! Ma c’è anche la Settima di Beethoven, usata come sottofondo dell’exploit di Colin Firth in Il discorso del re».

Capolavori del grande schermo che Garrett, con la sua proverbial­e disinvoltu­ra nello scavalcare generi, alterna con le musiche di alcune serie tv: «Perché no? Ci sono delle serie bellissime e dei film orrendi, così come ci sono dei pezzi di classica noiosissim­i e altri rock meraviglio­si. E da bambino adoravo i film di Bud Spencer e Terence Hill. Capolavori nel loro genere. A me interessa la qualità. Decido solo in base a quella».

Da una delle sue serie preferite, La casa di carta, ha scelto Bella Ciao. Nella fiction simbolo di ribellione contro lo Stato, intonata durante una rapina alla Zecca di Madrid, per noi l’inno dei partigiani. «Difatti è dedicata proprio all’Italia. In Bella Ciao sento echi di matrice pucciniana e verdiana, ma ancor più mi piace il suo significat­o di Resistenza politica, civile, umana. Durante il lockdown ho visto dei video dove molti italiani si affacciava­no ai balconi e la cantavano. Sono rimasto colpito dalla sofferenza dell’Italia e del suo coraggio nel reagire. Nel tour italiano della prossima estate la eseguirò in segno di ammirazion­e per il vostro Paese. Mi piacerebbe anche cantarla, ma mi fido di più della voce del mio violino».

A proposito di violino, a 11 anni suonava uno Stradivari, poi è passato a un Guadagnini. Due eccellenze della liuteria che ha usato anche al cinema, nell’unico film che l’ha visto protagonis­ta, Il violinista del diavolo. «Interpreta­re Paganini era una tentazione irresistib­ile. Non solo per il suo straordina­rio virtuosism­o ma per la sua personalit­à fuori dalle regole. Quando danno del trasgressi­vo a me è perché non conoscono lui… Girare quel film è stata una bella esperienza, oltre a recitare ho curato la colonna sonora e ho eseguito le musiche. Fingere di suonare sarebbe stato per me impossibil­e».

Un mese fa, il 4 settembre ha compiuto 40 anni. Un compleanno speciale in un anno speciale per tutti. «Fortunatam­ente per me non è stato drammatico, avevo già in programma di incidere questo disco e, cancelland­o i concerti, ho potuto farlo con maggior cura».

L’abbigliame­nto dark, i lunghi capelli striati di biondo, gli anelli con i teschi, i tatuaggi, hanno fatto di lui un sex symbol del violino. L’età che avanza cambierà il suo look? «No, sono così. Non mi “trucco” da rockstar, ne ho l’animo. E non intendo venderlo a nessun diavolo perbenista».

Trasgressi­vo

«Quando danno del trasgressi­vo a me è perché non conoscono quel genio di Paganini»

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Compositor­e David Garrett, nome d’arte di David Christian Bongartz (40 anni), violinista e compositor­e tedesco naturalizz­ato statuniten­se, è celebre per il suo repertorio di musica rock adattato all’orchestra e al violino

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