Con lo scudetto 2020 anche il calcio è in «binge-watching»
Lo scudetto del binge-watching. Il campionato di calcio più pazzo del mondo si avvia alle partite conclusive (stagione stravolta, niente Pallone d’oro 2020). Giocare d’estate ogni tre giorni è pura follia, si alterano i valori, si richiede una concentrazione elevata cui i giocatori non sono abituati, l’esito tecnico è falsato ed è difficile trovare un senso a questi incontri senza pubblico: tant’è vero che gli ascolti tv sono vistosamente calati (colpa dell’indigestione?). Bastava restringere le partite ai play-off e i play-out. Pensare alle coppe internazionali e soprattutto al prossimo campionato che si porterà dietro gli strascichi di questo.
Seguire le partite ogni tre giorni è vedere il calcio in modalità binge-watching (sulla falsariga di «binge-eating» e «binge-drinking», consumo esagerato di cibo e alcol) e consiste nella visione a dosi massicce, senza rispettare le scadenze settimanali. Esattamente come è avvenuto nel mondo della serialità.
Lo streaming ha creato non solo un nuovo modo di vedere, ma anche nuovi modi di produrre e nuove abitudini. La modalità di visione sta diventando uno dei punti più cruciali della tv del futuro: l’audience più giovane, per esempio, non ha più l’abitudine di seguire i programmi secondo le regole del palinsesto, preferisce vedere in streaming quelli che interessano. C’è chi sostiene che il binge-watching è stata la pietra tombale dell’età dell’oro della serialità, perché ha ucciso la visione cultuale, la condivisione e la scadenza settimanale (con tutto quello che comporta). Prima, con la tv lineare, avevamo estetica, meccanismi e convenzioni; adesso abbiamo una visione quasi in «time lapse» che rende gli spettatori principalmente dei nerd.
Qualcosa del genere sta capitando con il calcio; non siamo più tifosi, siamo dei nerd del pallone, bisognosi almeno di una chat con gli amici perché la nostra propensione alla vita sociale non si riduca vistosamente.