Trump parla in un’arena semivuota E bolla Biden «burattino socialista»
È un flop il comizio tanto atteso di Tulsa. Battute sul «virus cinese»: faremo meno tamponi
WASHINGTON La «maggioranza silenziosa» sarà ancora «molto forte», come dice il presidente degli Stati Uniti. Ma a Tulsa tutta questa forza non si è vista. Per la prima volta, dal 2015 a oggi, Donald Trump ha parlato in un palazzetto con larghi settori vuoti. Il comizio del rilancio, quello del «milione di biglietti richiesti» è stato chiaramente al di sotto delle aspettative.
Quando il presidente si è presentato sul podio alle 19,10 di sabato 20 giugno non ha potuto negare l’evidenza. Ma ha subito indicato i responsabili: «I manifestanti hanno impedito alle persone di entrare» e «le fake news hanno alimentato la paura di incidenti». In realtà ai tornelli di ingresso Ci sono stati solo pochi minuti di tensione. Gli attivisti di Black Lives Matter erano solo qualche centinaio. Slogan, insulti da una parte all’altra, qualche spintone. Niente altro. Così l’evento si è sgonfiato rapidamente, perché l’atteso bagno di folla sarebbe dovuto essere il messaggio principale da inviare al Paese collegato in diretta tv.
Forse ha inciso anche il timore di rimanere contagiati. Gli ultrà trumpiani hanno snobbato le mascherine distribuite all’ingresso. Ma probabilmente tante altre persone hanno invece pensato che non fosse prudente ammassarsi senza precauzioni.
Trump ha dedicato poco spazio al Covid, come a una parentesi fastidiosa: «Abbiamo realizzato 26 milioni di tamponi. Più di tutti gli altri Paesi. È chiaro che abbiamo trovato più casi. Ho detto ai miei: rallentiamo con questi test». Una sparata che poi ha dovuto smentire: «Stavo scherzando». Trump ha invece insistito sull’origine cinese dell’epidemia, chiamandola spregiativamente «Kung flu».
Per il resto il presidente ha alternato siparietti a invettive. Se l’è presa più con i media che con Joe Biden. Ha speso una ventina di minuti a rifare la scenetta del discorso davanti ai cadetti di West Point: i giornali notarono un tremolio mentre beveva un bicchiere d’acqua e scendeva con difficoltà da una rampa. «Avevo fatto il saluto militare almeno seicento volte e poi avevo scarpe di cuoio con la suola liscia. Ma questa gente disonesta (i giornalisti ndr) ha scritto che ho il Parkinson».
Su Biden viene confermato il cambio di passo. È sempre «debole» e «addormentato». Ma la Cina resta più sullo sfondo. «Joe» è soprattutto «il Cavallo di Troia del socialismo negli Stati Uniti»; «il burattino della sinistra radicale». È il nuovo teorema messo a punto dalla campagna trumpiana. Le proteste per l’uccisione di George Floyd
I giornalisti «Disonesti: scrivono che cammino male per il Parkinson, ma la colpa è delle scarpe»
Lo sfidante dem «Addormentato», «debole», Biden è «fiancheggiatore» degli estremisti
sono fomentate dagli estremisti, se non addirittura da terroristi. I democratici,e quindi anche Biden, sono dei simpatizzanti, dei fiancheggiatori. Solo Trump può riportare «legge e ordine».
Intanto, tornato a Washington, il «campione della legalità» si trova a fronteggiare la rivolta dei magistrati, dopo che ha licenziato il procuratore generale del Southern District di New York, Geoffrey Berman. Il magistrato stava indagando su Rudy Giuliani. Sabato sera ha lasciato immediatamente il posto.