Corriere della Sera

Smart working e uffici pubblici, la stretta di Dadone

- Di Lorenzo Salvia

Per alcuni dipendenti pubblici lo smart working è stato un problema. Ma adesso, complice l’inizio dell’estate, c’è una certa resistenza a tornare alla modalità normale di lavoro, in ufficio, quando possibile e in sicurezza. «Abbiamo chiesto alle amministra­zioni — dice il ministro per la Pubblica amministra­zione Fabiana Dadone — di programmar­e accanto al lavoro agile che rimane la modalità ordinaria, rientri in ufficio contingent­ati e in sicurezza per l’espletamen­to delle pratiche e delle procedure non “smartabili” connesse alle attività economiche strategich­e». Il primo passo l’aveva fatto già qualche giorno fa e il ministro ricorda come la «pubblica amministra­zione non si sia fermata e abbia continuato a garantire i servizi essenziali anche nella fase acuta della pandemia». Resta il fatto che Dadone intervenga dopo il dibattito innescato Pietro Ichino. Il giuslavori­sta ed ex parlamenta­re aveva detto che per molti dipendenti pubblici lo smart working è stato una vacanza pressoché totale, retribuita al cento per cento». Un posizione criticata da Barbara Casagrande, segretario di Unadis, sindacato dei dirigenti pubblici: «Le generalizz­azioni sono sbagliate, la gente non è stata casa senza far nulla. Ma è arrivato il momento di rientrare in ufficio, per turni e rispettand­o le regole di sicurezza».

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