Smart working e uffici pubblici, la stretta di Dadone
Per alcuni dipendenti pubblici lo smart working è stato un problema. Ma adesso, complice l’inizio dell’estate, c’è una certa resistenza a tornare alla modalità normale di lavoro, in ufficio, quando possibile e in sicurezza. «Abbiamo chiesto alle amministrazioni — dice il ministro per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone — di programmare accanto al lavoro agile che rimane la modalità ordinaria, rientri in ufficio contingentati e in sicurezza per l’espletamento delle pratiche e delle procedure non “smartabili” connesse alle attività economiche strategiche». Il primo passo l’aveva fatto già qualche giorno fa e il ministro ricorda come la «pubblica amministrazione non si sia fermata e abbia continuato a garantire i servizi essenziali anche nella fase acuta della pandemia». Resta il fatto che Dadone intervenga dopo il dibattito innescato Pietro Ichino. Il giuslavorista ed ex parlamentare aveva detto che per molti dipendenti pubblici lo smart working è stato una vacanza pressoché totale, retribuita al cento per cento». Un posizione criticata da Barbara Casagrande, segretario di Unadis, sindacato dei dirigenti pubblici: «Le generalizzazioni sono sbagliate, la gente non è stata casa senza far nulla. Ma è arrivato il momento di rientrare in ufficio, per turni e rispettando le regole di sicurezza».