UNA VIA PER REGENI IN OGNI CITTÀ ITALIANA E OVUNQUE CI SIANO RAPPRESENTANZE EGIZIANE
Dopo anni e anni di richieste andate a vuoto le speranze della magistratura italiana di avere dall’egitto le indicazioni necessarie per incriminare gli assassini di Giulio Regeni sono ridotte praticamente a nulla. E allora è giunto il momento di prendere atto che verso Paola e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, l’italia ha un debito enorme. Non solo e non tanto per il fatto di non aver potuto ottenere giustizia per il loro figlio dal governo egiziano, cosa che — è stato subito chiaro — eccedeva di gran lunga qualunque possibile capacità di pressione del nostro Paese su quel governo, sicuramente complice o perlomeno protettore degli assassini del giovane ricercatore. Ma molto di più perché a un certo punto l’italia ha dovuto virtualmente decidere — anche se i suoi pavidi governanti non hanno avuto mai il coraggio di dirlo — di sacrificare la causa della giustizia e della verità circa la morte di questo suo giovane cittadino non alla ragione di Stato, come si sente dire e si legge in questi giorni, bensì a qualcosa di completamente diverso: all’interesse nazionale. Infatti è un interesse vero e indiscutibile dell’italia che il Medio Oriente non esploda con rovinose conseguenze a catena, che l’egitto, principale Stato di quell’area, contribuisca a ciò non cadendo nelle mani dell’islamismo filoterrorista, e dunque, per dirla chiaramente, che continui a essere governato da un despota spregiudicato e all’occorrenza feroce come Al Sisi, il cui appoggio è indispensabile per molti nostri interessi vitali in quella regione. È per tutto questo che alla richiesta del Cairo di consegnargli due navi da guerra costruite nei nostri cantieri e a suo tempo promessegli è interesse dell’italia, oggi, dire di sì.
Ma dobbiamo dire di sì sapendo che in questo modo facciamo di Giulio Regeni una sorta di vittima sacrificale, un vero e proprio capro espiatorio. Infatti è come se negandogli per sempre la possibilità di avere giustizia lo uccidessimo simbolicamente una seconda volta in nome del nostro interesse. Il debito dell’italia verso i suoi genitori diviene così davvero enorme. Ma è un debito di tale misura che non è possibile pensare di saldarlo in alcun modo concreto. Un debito tale si può solo risarcirlo simbolicamente manifestandone in permanenza l’esistenza nella maniera più esplicita, assicurandone la memoria nella nostra comunità nazionale. In che modo? Ne propongo uno assai semplice che potrebbe essere fatto proprio dall’associazione dei Comuni italiani: e cioè che in ogni città o paese della Penisola nel prossimo giorno anniversario della morte di Giulio Regeni venga dedicato al suo nome una via o una piazza. E che a Roma, dove esiste l’ambasciata d’egitto, così come in tutte le altre città dove esistono consolati o enti ufficiali dello Stato egiziano, sia intitolata a Giulio Regeni proprio la via o la piazza dove hanno sede quelle rappresentanze dei suoi carnefici.