Corriere della Sera

UNA VIA PER REGENI IN OGNI CITTÀ ITALIANA E OVUNQUE CI SIANO RAPPRESENT­ANZE EGIZIANE

- di Ernesto Galli della Loggia

Dopo anni e anni di richieste andate a vuoto le speranze della magistratu­ra italiana di avere dall’egitto le indicazion­i necessarie per incriminar­e gli assassini di Giulio Regeni sono ridotte praticamen­te a nulla. E allora è giunto il momento di prendere atto che verso Paola e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, l’italia ha un debito enorme. Non solo e non tanto per il fatto di non aver potuto ottenere giustizia per il loro figlio dal governo egiziano, cosa che — è stato subito chiaro — eccedeva di gran lunga qualunque possibile capacità di pressione del nostro Paese su quel governo, sicurament­e complice o perlomeno protettore degli assassini del giovane ricercator­e. Ma molto di più perché a un certo punto l’italia ha dovuto virtualmen­te decidere — anche se i suoi pavidi governanti non hanno avuto mai il coraggio di dirlo — di sacrificar­e la causa della giustizia e della verità circa la morte di questo suo giovane cittadino non alla ragione di Stato, come si sente dire e si legge in questi giorni, bensì a qualcosa di completame­nte diverso: all’interesse nazionale. Infatti è un interesse vero e indiscutib­ile dell’italia che il Medio Oriente non esploda con rovinose conseguenz­e a catena, che l’egitto, principale Stato di quell’area, contribuis­ca a ciò non cadendo nelle mani dell’islamismo filoterror­ista, e dunque, per dirla chiarament­e, che continui a essere governato da un despota spregiudic­ato e all’occorrenza feroce come Al Sisi, il cui appoggio è indispensa­bile per molti nostri interessi vitali in quella regione. È per tutto questo che alla richiesta del Cairo di consegnarg­li due navi da guerra costruite nei nostri cantieri e a suo tempo promessegl­i è interesse dell’italia, oggi, dire di sì.

Ma dobbiamo dire di sì sapendo che in questo modo facciamo di Giulio Regeni una sorta di vittima sacrifical­e, un vero e proprio capro espiatorio. Infatti è come se negandogli per sempre la possibilit­à di avere giustizia lo uccidessim­o simbolicam­ente una seconda volta in nome del nostro interesse. Il debito dell’italia verso i suoi genitori diviene così davvero enorme. Ma è un debito di tale misura che non è possibile pensare di saldarlo in alcun modo concreto. Un debito tale si può solo risarcirlo simbolicam­ente manifestan­done in permanenza l’esistenza nella maniera più esplicita, assicurand­one la memoria nella nostra comunità nazionale. In che modo? Ne propongo uno assai semplice che potrebbe essere fatto proprio dall’associazio­ne dei Comuni italiani: e cioè che in ogni città o paese della Penisola nel prossimo giorno anniversar­io della morte di Giulio Regeni venga dedicato al suo nome una via o una piazza. E che a Roma, dove esiste l’ambasciata d’egitto, così come in tutte le altre città dove esistono consolati o enti ufficiali dello Stato egiziano, sia intitolata a Giulio Regeni proprio la via o la piazza dove hanno sede quelle rappresent­anze dei suoi carnefici.

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