Cassa integrazione, tanti attendono ancora In allarme l’ industria
FI e Lega attaccano. Tridico: l’inps sta pagando
Il nodo è sempre quello, la cassa integrazione. E non è solo una questione politica perché dietro i numeri ci sono persone in carne e ossa che aspettano i soldi. L’opposizione attacca: «Il presidente dell’inps dovrebbe dimettersi: aveva detto che tutte le persone in attesa sarebbero state pagate e invece non è così», dicono Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Claudio Durigon, Lega. Pasquale Tridico, che dell’inps è il presidente, si difende: «Tutte le domande regolarmente ricevute sono state pagate. Se ne riceverò altre saranno liquidate. L’inps è il cavallo di battaglia dell’opposizione, non è colpa mia». Ma come stanno le cose?
Sugli 8 milioni di persone in cassa integrazione, una quota che non ha ancora ricevuto nulla c’è. E questo perché la cassa è stata autorizzata ma manca ancora l’ultimo documento. Si chiama Sr41, deve essere mandato all’inps dall’azienda, dal commercialista o dal consulente indicando l’iban del lavoratore e le ore di cassa. Bisognava inviarlo entro l’8 giugno, anche se si tratta di un termine non perentorio. Per chi sfora non cambia nulla e potrebbe essere proprio questa una delle cause del buco, oltre naturalmente ai numeri in gioco che sono senza precedenti e che hanno ingolfato la macchina. Ma non è l’unico problema per la cassa integrazione, nemmeno il più grave.
Come segnala l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, potrebbe essere necessario aggiungere 5 miliardi di euro ai 21 già stanziati. E questo per riuscire a coprire tutto il periodo fino al 17 agosto, giorno in cui dovrebbe scadere, salvo nuove proroghe, il divieto di licenziamento introdotto all’inizio dell’emergenza e in parallelo proprio al potenziamento degli ammortizzatori sociali. Lo stanziamento dovrebbe arrivare con il decreto legge da approvare nei prossimi giorni, un provvedimento che consentirà alle imprese che hanno già utilizzato le prima 14 settimane di cassa integrazione, partendo dall’inizio e senza stop, di utilizzare subito le altre quattro settimane aggiunte in corso d’opera in modo da evitare buchi dolorosi. Ma il vero dilemma è cosa fare dopo.
Il Movimento 5 Stelle vorrebbe prorogare fino alla fine dell’anno sia il divieto di licenziamento sia la cassa integrazione, utilizzando soprattutto i 20 miliardi del programma europeo Sure. Gli industriali temono che venga prorogato alla fine dell’anno solo il blocco dei licenziamenti mentre la cassa integrazione potrebbe finire prima. Anche perché al ministero dell’economia, dove si fanno i conti, ci sono perplessità. L’estensione della cassa a fine anno, con l’aggiunta dei cinque miliardi già messi in conto, costerebbe 36 miliardi di euro. Quasi il doppio del tesoretto di Sure. E giusto i soldi che l’italia potrebbe prendere dal Mes, il fondo salva Stati. Che però il governo, almeno nella componente 5 Stelle, non vuole. E che sarebbero vincolati alla spesa sanitaria.