Renzi-di Maio Il faccia a faccia (anti premier) degli ex nemici
Sono lontani anni luce i tempi in cui, sprezzante, Matteo Renzi appellava Luigi Di Maio come «il bibitaro» per via dei trascorsi al San Paolo. Con l’ex leader del M5S che ricambiava, battezzando l’allora premier e la ministra Boschi come «gli aguzzini dei risparmiatori» per il caso Banca Etruria. La svolta epocale c’è già stata l’agosto scorso, con il ribaltone di governo PDM5S, varato politicamente da Renzi poco prima della scissione dal Pd. Da alcune settimane, però, i contatti tra i due ex nemici giurati si sono fatti sempre più costanti. E all’inizio della settimana scorsa, prestissimo al mattino, Di Maio e il leader di Italia viva si sono incontrati in un ufficio alla Camera per sfuggire agli occhi indiscreti. Ma qual è il motivo di questo filo diretto? Sia il ministro degli Esteri, che continua a controllare una nutrita truppa di parlamentari anche dopo il suo addio al vertice M5S, sia Renzi sono preoccupati per i sondaggi che danno il «partito di Conte» tra il 1215 per cento. Un consenso che, in caso di urne ravvicinate, toglierebbe molti consensi al M5S e rischierebbe di cancellare Italia viva, accreditata sopra e sotto il 3 per cento. Allora è meglio parlarsi, per prendere le misure e cercare di disarcionare il premier e formare un nuovo governo, magari anche a guida dem. E non a caso, ieri, Boschi ha avvertito: «Conte? Nessuno è inamovibile».