Il grande scrittore racconta la sua quarantena nel Maine: «Io e mia moglie Kristine abbiamo 76 e 74 anni, la categoria a rischio. Ecco come viviamo»
Noi americani la separazione la conosciamo bene, 50 piccoli ducati distinti e riottosi, che chiamiamo Stati, ciascuno geloso delle sue stranezze e del suo isolamento
È da un pezzo che penso che il nostro Paese sia diventato quasi ingovernabile. Non solo da quando c’è Trump, che oltre alle sue numerose violazioni della legge mi fa sentire — e come me, tanti altri che non sono matti — che il Paese è governato dalle persone sbagliate, e che forse si sta avviando verso l’anarchia — la separazione finale, chissà. È un po’ che ci rifletto, decenni interi. Come tanti altri, ne sono certo. I nostri padri fondatori, bisogna ammetterlo, volevano che la nostra democrazia fosse al contempo solida e precaria. E pluribus unum, ecc. Forse è impossibile dire agli americani che cosa fare e aspettarsi che lo facciano. Tuttavia, non sembra essere rimasta traccia di un buon senso che sia allo stesso tempo anche comune. Siamo convinti di avere il diritto costituzionale di rovinare quello che ci pare, e di aver ragione — come se fossimo tutti staterelli separati. Non ci piace il governo (a me non dispiace, personalmente). Eppure tutti vogliono che sia il governo a sistemare le cose quando combiniamo disastri. O quando lo fa la natura, come questa pandemia che ci ha travolto e che sta reclamando la vita dei nostri concittadini, persone che forse potevano farcela a sopravvivere, se non fosse stato per quelle canaglie che hanno fatto man bassa di gel igienizzante svuotando i negozi, cosa che dev’es