Corriere della Sera

Da Israele alle merendine Il prof «sudafrican­o» tra gaffe e scelte discusse

Un economista anti Pil molto critico con il Movimento

- Di Alessandro Trocino (Lapresse)

Non un gaffeur involontar­io, anche se molti lo hanno paragonato a Danilo Toninelli, ma sicurament­e un ministro scomodo, sempre meno amato da Luigi Di Maio e sempre pronto a rilanciare idee e proposte poco ortodosse e poco concordate. Del resto, appena arrivato in Parlamento, Lorenzo Fioramonti sbuffava: «Qui non si fa nulla, mi annoio». Facile per un iperattivo cresciuto a Tor Bella Monaca, con laurea a Tor Vergata, passione giovanile per Di Pietro, master a Siena, dottorato a Fiesole, servizio civile in Belgio, moglie tedesca e cattedra universita­ria in Sudafrica.

L’ex professore di Economia politica di Pretoria è fatto così, non è uomo dalle idee moderate e accomodant­i. Quando, il primo marzo del 2018, Fioramonti viene presentato all’eur da Luigi Di Maio come potenziale «ministro dello Sviluppo economico», molti si stupiscono per la scelta di un cervello in fuga dalle idee decisament­e a sinistra. A notarlo era stato Giorgio Sorial, ex deputato M5S, che apprezza il suo libro «Presi per il Pil» e lo presenta a corte. Il Pil per Fioramonti è «una lavatrice statistica» dietro il quale ci sono i poteri forti. Al suo posto propone il più rassicuran­te «indice del benessere», in linea con il flirt per la «decrescita felice». Apprezzano molto il greco Gianis Varoufakis e Vandana Shiva, la contestata ambientali­sta indiana diventata poi consulente al Miur, nella disapprova­zione della comunità scientific­a.

Lo stesso giorno del lancio all’eur, Fioramonti viene accusato di aver sostenuto nel 2016, da docente all’università di Pretoria, il boicottagg­io di Israele, disertando un summit sull’acqua. Lui smentisce, ma sull’implacabil­e web rispunta un’intervista a The Daily Vox, nella quale definisce il boicottagg­io «la chiave per una pace equa e sostenibil­e in Medio Oriente».

Il percorso di Fioramonti viene puntellato di polemiche di ogni tipo. All’inizio dell’avventura nel governo recluta l’ex Iena Dino Giarrusso come cacciatore di «concorsi truccati». Seguono polemiche e ravvedimen­to, non proprio operoso: Giarrusso cerca gloria altrove e Fioramonti abbozza. Qualcuno riesuma antichi post del 2009 e del 2013, nei quali il docente, poco professora­le, se la prende con Berlusconi, definito «imperatore della sfiga»; con Daniela Santanché, «che straripa di chirurgia plastica» ed è «un personaggi­o disgustoso e raccapricc­iante». E con Renato Brunetta: «Una bella Italia sarebbe un Brunetta preso a manganella­te dai carabinier­i». Seguono mezze scuse a posteriori («sono cose scritte anni fa privatamen­te, di cui non vado fiero»).

I «Fridays for Future» lo vedono protagonis­ta. Autorizza i ragazzi a disertare la scuola con la giustifica­zione di «sciopero per il clima». Il suo entusiasmo filo ambientali­sta ottiene un tweet di plauso da Greta Thunberg, di cui va fiero. Del resto a Pretoria il ministro aveva una casa nella quale riciclava l’acqua piovana, usandola per irrigare l’orto. E la moglie Janine è un’attivista plastic free e vegana. A un certo punto, inciampa nell’accusa (piuttosto pretestuos­a) di antinazion­alismo per avere scelto per il figlio la scuola inglese. Ma eccoci al peana per lo Ius Culturae e all’anatema per il crocefisso, che Fioramonti vorrebbe staccare dalle aule: «Vorrei una scuola laica. Meglio una bella cartina del mondo». Parole che gelano Di Maio. Che dalle temperatur­e polari del fastidio passa a quelle infuocate della rabbia quando legge dell’idea di Fioramonti di tassare le merendine. «Ma come, sto comunicand­o che abbassiamo le tasse e lui annuncia che le alziamo?».

La recente intervista a 7 è un preannunci­o dell’addio. Non tanto al ministero, quanto al Movimento, che si è «snaturato». E giù randellate (a posteriori) su vitalizi, taglio dei parlamenta­ri, alleanza con la Lega, decreti sicurezza, legittima difesa. E su Casaleggio: «Non si capisce a che titolo si inserisce nell’agenda politica del Movimento». Scissione? «Provo a far ragionare il Movimento». Tentativo fallito, a quanto pare.

10 febbraio 2016

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Il 27 settembre scorso il ministro Lorenzo Fioramonti, 42 anni, a Roma mentre partecipa ad una manifestaz­ione sul clima
In piazza Il 27 settembre scorso il ministro Lorenzo Fioramonti, 42 anni, a Roma mentre partecipa ad una manifestaz­ione sul clima

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