Proteste senza partiti né leader nelle nostre democrazie in crisi
Un gruppo di persone che hanno scelto di chiamarsi umilmente «sardine» e rifiutano, per il momento, qualsiasi forma organizzativa, hanno riempito una piazza romana che ha lungamente ospitato, per la sua ampiezza, le maggiori organizzazioni sindacali della Repubblica. Le «sardine» non hanno una forma istituzionale e un programma articolato. Il loro manifesto è una collezione di buoni propositi e ovvie verità, il loro leader è un semplice portavoce. Ma da qualche settimana, dovunque decidano di riunirsi, riscuotono consensi e incoraggiamenti. Il fenomeno non è soltanto italiano. In una recente intervista a Radio Capital, Romano Prodi ha ricordato che le manifestazioni di masse senza leader sono frequenti anche altrove: in America Latina, in
Iran, a Hong Kong. Una interessante forma di democrazia spontanea? Credo che in Occidente queste manifestazioni segnalino una crisi della democrazia rappresentativa, una forte diffidenza per le sue istituzioni e in molti casi il progressivo scollamento dei legami che assicuravano la stabilità degli Stati democratici e la loro integrità. Sono in crisi gli Stati Uniti, dove è stato eletto un presidente che rischia di essere incriminato per le peggiori colpe di cui un capo dello Stato possa macchiarsi. È in crisi la Gran Bretagna, dove gli elettori preferiscono essere governati da un giullare della politica piuttosto che da una delle migliori classi dirigenti europee. È in crisi la Spagna dove, per formare una maggioranza, occorre tornare quattro volte alle urne. È in crisi la Francia, dove la politica di un presidente eletto con il 66,10% dei voti è contestato da una massa di «senza partito» (i gilets gialli) e paralizzato dal ceto sociale meno direttamente interessato al futuro del Paese (i pensionati). È in crisi l’italia che sa di avere una costituzione invecchiata, ma non riesce a cambiarla. È crisi della democrazia rappresentativa anche la sorprendente fortuna di una ragazza svedese che ha conquistato le folle con la sua campagna ambientalista. Il successo di Greta Thumberg è un implicito atto d’accusa contro tutti coloro che cercano faticosamente, nelle istituzioni, di trovare un equilibrio
I sintomi della «malattia» Le Sardine in Italia, i cortei da Hong Kong a Parigi, la Spagna al voto 4 volte, ma anche il successo di Greta
fra le esigenze della crescita economica e quelle di un pianeta minacciato dal riscaldamento climatico.
Lo scollamento è evidente in Spagna, dove la Catalogna vuole lasciare il Regno senza pregiudicare la propria appartenenza alla Unione Europea; in Gran Bretagna, dove Scozia e Irlanda del Nord, per restare nella Ue, potrebbero reagire alla Brexit staccandosi dall’inghilterra. Ma è visibile anche negli Stati Uniti dove la California, dopo la elezione di Trump e la sua denuncia degli accordi climatici di Parigi, sembra decisa a fare una politica ambientalista diversa da quella della federazione.
Non so come e quando usciremo da questo groviglio di crisi. Ma credo che sia questo il problema a cui dovremmo dedicare la nostra attenzione nei prossimi mesi.