Corriere della Sera

Il Milan migliora, ma resta spuntato. E la classifica fa paura

L’attacco è il 15° della A, Piatek è un caso, a gennaio arriverann­o rinforzi. Voci su Xhaka dell’arsenal

- Carlos Passerini

MILANO Qualche luce, sì. Ma anche tante, troppe ombre. La sconfitta dello Stadium, per quanto di misura, ha messo in mostra una volta di più le due facce del Diavolo. Quella bella di una squadra che pian piano, grazie al buonsenso di Pioli, sta progredend­o nel gioco e nella personalit­à. L’altra sera in casa della Juve s’è visto indubbiame­nte il miglior Milan di stagione. Capace di scendere in campo senza paura, per giocarsela finalmente a testa alta, con orgoglio e determinaz­ione.

Ha funzionato il 4-3-2-1, chissà che non sia l’impianto giusto. Vero che quando non hai molto da perdere è tutto più facile. E che paradossal­mente è più complicato giocare col Sassuolo a San Siro che in casa della Juve. Ma Madama è sempre Madama, anche quando non è in giornata. E se il calcio fosse meritocrat­ico, i rossoneri un punto non l’avrebbero affatto rubato. Lo dicono le statistich­e — una per tutte: 7 parate di Szczesny, 4 di Donnarumma — ma lo si è visto anche a occhio nudo. Da lì bisogna insomma ripartire, da una prestazion­e incoraggia­nte che ha dimostrato come questo Milan non può davvero essere scarso come le 7 sconfitte in 12 partite sentenzier­ebbero.

Eccola, l’altra faccia del Diavolo.

Cupa e impaurita per una classifica che fa spavento: quattro punti sulla zona retrocessi­one fanno venire i brividi. Anche se sei il Milan, soprattutt­o se sei il Milan. La classifica non è un dettaglio e Pioli ha fatto bene a sottolinea­rlo: «A Milanello voglio che sia appesa a tutti i muri».

Diversi i problemi. A partire da una difesa che tradisce anche in quelli che dovrebbero essere i punti di forza, come Romagnoli: evidenti le sue responsabi­lità sul gol sentenza di Dybala. La crescita tecnica e caratteria­le del capitano sembra essersi interrotta. Incertezze che si ripercuoto­no su tutto il gruppo. Quello era il 10° gol su 16 subìto nell’ultima mezz’ora. La «zona Milan» è la prova più chiara del fatto che esiste un problema di tenuta mentale: quando s’intravede il traguardo, la squadra finisce prigionier­a dei suoi fantasmi. Effetti collateral­i della gioventù: senza qualche innesto di esperienza, succederà ancora. Ieri dalla television­e svizzera rimbalzava il nome del centrocamp­ista 27enne Granit Xhaka, che è in rotta con l’arsenal, ma da Casa Milan smentiscon­o.

È però un altro il principale (e più grave) problema: l’attacco non esiste. Gli 11 gol in 12 partite sono il 15° reparto del campionato. Un anno fa i

gol erano 10 in più. E 8 i punti in più. Una crisi che ha molti colpevoli, ma uno più di tutti: Kris Piatek, che anche allo Stadium ha rimediato solo figuracce. Inguardabi­le un colpo di testa uscito di tre metri.

L’ormai ex Pistolero è un caso dichiarato. E dietro di lui stenta anche il giovane Leao. Il Milan non può attenderli per sempre. Ecco perché per gennaio serve trovare una soluzione. Che difficilme­nte sarà Ibra. O Mandzukic, che sarebbe perfetto ma che con i suoi 6,2 milioni netti di stipendio è fuori budget. A gennaio mancano però ancora due mesi. E dopo la sosta ci sono il Napoli in casa più due trasferte in fila, Parma e Bologna. Servono punti, i compliment­i non fanno classifica.

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Krzysztof Piatek, 24 anni, 3 gol in stagione
(Lapresse) A secco Krzysztof Piatek, 24 anni, 3 gol in stagione

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