La Golf 8.0 Nata ai tempi del «Watergate» (1974) e da allora fra le auto più vendute, la berlina Volkswagen è all’ottava serie. Iperconnessa
Nel 1974 Richard Nixon diede le dimissioni da presidente degli Stati Uniti in seguito allo scandalo Watergate. Nel 1974 le Brigate Rosse imperversavano in Italia. Nel 1974 fu presentata la Volkswagen Golf, il modello che doveva sostituire il Maggiolino e che era stata disegnata da Giorgetto Giugiaro. Quarantacinque anni dopo Nixon è morto (1994), le Brigate Rosse e il terrorismo sono stati sconfitti, la Golf è ancora qui. Ed è arrivata l’ottava generazione (le vendite in Italia cominceranno nel primo trimestre del 2020).
La Golf — diciamo così — 8.0 l’hanno fatta vedere (statica) in Germania, a Wolfsburg, quartier generale della Vw, magnificandone l’elettronica. Uno schermo, personalizzabile, da più di dieci pollici sostituisce il cruscotto, un altro grande schermo in mezzo alla plancia serve per comandare e visualizzare la climatizzazione, la navigazione, l’infotainment (dalla radio alle e-mail) e tanto altro e quasi tutto si comanda anche a voce o a gesti, così è tutto più facile. Gli aiuti alla guida, controllati da radar e sensori distribuiti su tutta la carrozzeria, restano in funzione fino a 210 km/h e, nelle svolte a sinistra, controllano che non arrivi nessuno. In caso contrario fermano l’auto. Sul tunnel, per le Golf con l’automatico a doppia frizione (c’è anche un manuale), è scomparsa la leva del cambio: ora c’è un moncherino che quasi non si nota. E poi la due volumi tedesca a cinque porte, che ha conservato il grande montante posteriore (la «griffe» della Golf), ha luci a led di serie, comprese quelle intelligenti che non abbagliano chi sopraggiunge.
Ma la nuova Golf è anche una chiacchierona: con il sistema Car2x l’auto entra in contatto con le altre macchine e i sistemi di controllo a terra (non ci sono ancora, ma arriveranno) e scambia informazioni sul traffico e sulle strade, per aumentare la sicurezza ed evitare gli ingorghi. E poi è in contatto con una cloud dedicata: ci si possono memorizzare molte funzioni, tra cui anche la posizione preferita del sedile di guida, così, quando si cambia auto, si scaricano le info dalla nuvola e non si perde tempo a spostare il sedile. Sfruttando la connessione costante con la rete c’è pure il sistema chiamato We connect, che viene proposto su due livelli e assicura dalla chiamata di emergenza al comando: «Riscalda l’auto». Inoltre, visto che il pay per use si sta diffondendo, c’è anche il We connect dedicato alle auto aziendali che fornisce la reportistica del veicolo in automatico (addio software di gestione). Sempre su questa falsa riga, la nuova Golf sfrutta la connessione costante e non ha più la chiave: per entrare e mettere in moto si usa lo smartphone (Samsung per il momento), e speriamo che il device non si scarichi, altrimenti...
Davanti c’è sempre il motore. Ce ne sono di convenzionali, a benzina e a metano (tutti turbo), a tre o quattro cilindri, da uno a due litri, con potenze che vanno da 90 a oltre 300 cavalli. Ci sono i turbodiesel a quattro cilindri da due litri, con doppia iniezione di urea per neutralizzare gli NOX. Ci sono le Golf elettrificati a 48 Volt (mild hybrid) con starter/generatore, che regala più brio e minor consumo (leggi minori emissioni di CO2). E ci sono anche quelle ibride plug-in: l’autonomia in modalità esclusivamente elettrica è di circa 50 chilometri, sostiene la Casa.