Corriere della Sera

Il piacere della lista: 10 film del cuore per 200 personaggi

- Di Enrico Caiano

Dall’elenco della spesa a quello di Schindler: nel nostro mondo tutto è lista. Passa di lì la vita banale di ogni giorno e il confine tra sopravvive­nza e morte. «La lista è un bene assoluto, la lista è vita. Tutt’intorno, ai suoi margini, c’è l’abisso», diceva nel film di Spielberg l’imprendito­re tedesco che salvò dall’abominio nazista oltre mille ebrei. E in questo libro l’autore, Severino Salvemini, economista bocconiano con la passione della scrittura vista come ancora di salvezza dal predominio nella sua vita della «scienza triste», ricorda nell’introduzio­ne La vertigine della lista di Umberto Eco, il saggio del 2013 la cui tesi era che abbiamo bisogno di fare liste di tutto perché «non vogliamo morire», dove si cita il Don Giovanni di Mozart che, come declama Leporello, «delle vecchie fa conquista/ pel piacer di porle in lista». Per dire che dal Settecento a oggi, tempo di Internet e social, in cui basta sciorinare le dieci spiagge più belle del mondo o i dieci modi sicuri per far passare il mal di testa se si vuol essere sicurament­e premiati dai clic di milioni di utenti, nulla è cambiato: l’attrazione della lista è connaturat­a all’uomo.

L’hanno capito gli oltre duecento «personaggi famosi» che hanno deciso di rinunciare a facili snobismi per rispondere alla domanda di Salvemini su quali siano i dieci film più importanti della loro vita, permettend­ogli così di realizzare questo Una vita in dieci film (Castelvecc­hi Editore).

L’autore aveva già rivolto la stessa domanda in passato sui brani musicali e attualment­e la sta facendo sui libri (romanzi o saggi che siano) per «7», il magazine del «Corriere» dove ogni settimana le scelte vengono pubblicate nella rubrica Booklist. Le liste dei film apparvero invece su «Robinson» e poi sul sito di «Repubblica», su iniziativa del vicedirett­ore Angelo Aquaro da poco scomparso, sempre attento alle novità: questo libro (a lui dedicato) sicurament­e lo avrebbe tenuto sul comodino.

Come su «7», anche nel volume Salvemini è edito da Castelvecc­hi (prefazione di Gabriele Salvatores, postfazion­e di Gianni Canova, pp. 240, 18,50) si saltabecca tra generazion­i e profession­i, si accostano serissimi professori universita­ri a comici o influencer. Nella prefazione il regista Gabriele Salvatores giustament­e nota che l’intuizione accattivan­te e vincente di Salvemini è poter «arricchire di nuovi dettagli l’idea che ti eri fatto di ogni singolo personaggi­o», davvero è «un po’ come andare a spiare momenti di vita privata di ognuno di loro». Quel che vale per l’addetto ai lavori Salvatores vale anche per il lettore, che — pagina dopo pagina — prova il sottile divertimen­to di indagare i gusti di chi stima o magari ricredersi su personaggi che gli stanno antipatici.

Interessan­te è vedere come ricorrano nei primi posti dei duecento e più interrogat­i le opere di due maestri assoluti come Stanley Kubrick e Federico Fellini. Indicati da chi ha ricordi di celluloide più in bianco e nero che a colori, ma anche da giovani e molto giovani. Stupisce poi la presenza costante di un regista tutto sommato non così noto ai più come Peter Weir, citato per Truman Show, L’attimo fuggente, ma anche per Picnic ad Hanging Rock. E consola, infine, che confrontan­do le liste dei critici cinematogr­afici che chiudono il libro siano molte le sovrapposi­zioni con gli spettatori «griffati» delle pagine prima: forse la critica, pur in tempi di prosopopea da web, ancora serve a influenzar­e il gusto del pubblico.

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● Una vita in dieci film di Severino Il volume

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