Corriere della Sera

L’oro Di Francisca «Che paura mi fanno i Giochi in bianco Un vero non senso»

- Gaia Piccardi

Elisa Di Francisca, 36 anni, mamma di Ettore, due ori nella scherma a Londra 2012 e un argento a Rio 2016: come la fa sentire l’ipotesi di partecipar­e alla sua terza Olimpiade come «atleta indipenden­te»?

«Triste. Impotente. Non riesco a pensare di vivere un momento meraviglio­so e di unità come i Giochi senza bandiera né inno. È un colpo basso che noi atleti non meritiamo. Spero che non succeda mai».

Lei non ha mai avuto paura di metterci la faccia: a Rio salì sul podio con la bandiera europea.

«Dalle due bandiere, europea e italiana, al nulla mi sembra un passo eccessivo! Tokyo sarà la mia ultima Olimpiade, porterò anche mio figlio Ettore, che avrà 3 anni: guarderà la cerimonia, avrà l’età per capire... Sarebbe bruttissim­o se mi vedesse sfilare in bianco... Dai, non scherziamo». All’olimpiade, la festa che riunisce il mondo, senza divisa: non è un controsens­o?

«È una totale assurdità. Pensi che il momento della consegna del kit con le divise, per me, è sacro. La nostra poi, disegnata da Armani, riporta le frasi dell’inno di Mameli all’interno del colletto. Io, che stropiccio tutto, da Londra conservo le maglie azzurre ben stirate e piegate per paura di rovinarle, e quando le indosso mi sento importante. Non esiste andare in Giappone senza divisa: sarebbe molto ingiusto per noi e per la generazion­e di atleti che ci seguirà a Parigi 2024».

Perché la politica deve sempre rifarsi sulla pelle degli atleti?

«Che almeno ci consultass­ero, facessero parlare anche noi... E pensare che lo sport e le medaglie che portiamo sono una delle principali risorse positive del Paese».

Lo sport ha la funzione di unire, disse a Rio.

«Volevo mandare un messaggio di vicinanza dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles. Viviamo tutti sullo stesso pianeta, che senso ha guardarsi storto l’un l’altro?». Nel peggiore degli scenari, andrebbe lo stesso a Tokyo da atleta indipenden­te?

«L’olimpiade è il gran finale che ho scelto: non posso mancare. Andrei perché, dopo essere tornata in pedana da mamma, la gara è giusto farla. Ma avrei molta meno carica senza il tricolore». Teme le strumental­izzazioni politiche, da oggi, Elisa?

«A Rio hanno detto che con la bandiera europea miravo a una carriera in politica. Si è visto. No, non ho paura. Mi fa più paura un’olimpiade senza Italia».

In Giappone senza divisa né bandiera sarebbe un colpo basso che noi atleti non meritiamo Le medaglie che portiamo sono una delle principali risorse positive del Paese

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