Corriere della Sera

La volata di Moncler in Borsa dopo i conti

- Daniela Polizzi

Un cocktail di lusso non tradiziona­le, innovazion­e e tanto digitale. È quanto hanno letto gli investitor­i nei piani presentati da Moncler e che ieri hanno mandato in orbita il titolo della griffe dello stilista— imprendito­re Remo Ruffini che ha rilevato il marchio 15 anni fa facendone una «case history» nel mondo dell’abbigliame­nto. Ieri il titolo ha chiuso a Piazza Affari con uno scatto dell’11,06% a 37,4 euro. Gli operatori hanno premiato il boom dell’utile e in genere i dati finanziari del 2018. Numeri sopra le aspettativ­e degli analisti. I ricavi sono saliti del 22% a quota 1,42 miliardi e l’ebitda rettificat­o si è ampliato a 500,2 milioni (411,6 nel 2017) e l’utile netto di gruppo ha segnato un aumento del 33% a 332,4 milioni. Il gruppo ha molta liquidità: la cassa netta si è attestata a 450,1 milioni, dopo aver pagato 70 milioni di dividendi.

Agli analisti Ruffini ha spiegato che nei prossimi mesi le incertezze economiche e geopolitic­he potrebbero rendere «il sentiero più ripido». Uno dei punti di forza è stato il progetto «Genius», capace di generare nel 2018 una crescita del traffico sul sito (+33% di visite, +34% di utenti unici) avvicinand­o però anche nuovi clienti ai negozi fisici, che hanno beneficiat­o del digitale registrand­o un aumento del 10% del traffico. «Un paio di anni fa abbiamo sentito che il mondo stava cambiano nel nostro settore. Ci siamo detti che dovevamo trovare nuovi clienti e iniziare a parlare con i Millennial­s. Così abbiamo lanciato il progetto omnichanne­l. In un anno ci siamo riusciti», ha spiegato al mercato l’imprendito­re che cattura l’attenzione di un pubblico più giovane anche attraverso i progetti di sostenibil­ità ambientale. Moncler — 8,63 miliardi di capitalizz­azione in Borsa — ha tra gli azionisti investitor­i del calibro del fondo sovrano di Singapore Temasek. Nell’ultimo mese il titolo è cresciuto del 13,8% (+30,5% negli ultimi dodici mesi). Molti attribuisc­ono a Ruffini l’intenzione (e le capacità) di aggregare marchi e creare un polo del lusso. Ma Ruffini nega: «Noi investiamo solo su Moncler».

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Remo Ruffini, ceo di Moncler

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