PANSA SCRIVE COSE VERE MA COSA ACCADDE PRIMA?
Caro Aldo, leggendo i primi commenti all’ultimo libro di Giampaolo Pansa, ho notato che si cerca di far passare un’opinione errata e cioè che l’autore cerca di rendere pubbliche le sue ossessioni per alleviarle. Io ho due anni meno di Pansa; quindi ho vissuto e vivo ancora le ossessioni che la guerra mi ha impresso e garantisco che parlarne non allevia e non cancella nulla. Quando mi torna in mente la flagellazione di un fascista a Polcenigo in Friuli, mi si gela ancora oggi il sangue e lo rivedo legato e trascinato da un’auto in tutte le frazioni. Come si può dimenticare, pur sapendo che era una belva umana (così dicevano)? E vorrei scordare l’irruzione di un SS nella casa di mia nonna con il fucile puntato al petto di lei e poi girato verso di noi bambini piangenti... Giuseppe Giorgio Mariani Caro Giuseppe Giorgio,
Anch’io ho letto con il consueto piacere intellettuale il nuovo libro di Giampaolo Pansa, Quel fascista di Pansa (Rizzoli). Sono stato a trovarlo nella casa che divide con l’amatissima moglie Adele, sotto l’amiata. È un gigante. L’ultimo grande vecchio del giornalismo, a parte Eugenio Scalfari, da cui oggi lo divide tutto ma che continua a definire il miglior direttore che abbia mai avuto. Ho sempre considerato Pansa un maestro, anche quando abbiamo avuto un pubblico dissenso sulla Resistenza. Le cose che scrive nei suoi libri sono tutte vere, ed è ridicolo sostenere che «si sapevano già»; altrimenti Il sangue dei vinti non sarebbe il long-seller che è. Le vendette successive al 25 aprile sono una pagina nera che è bene raccontare. È bene però che si sappia anche quello che accadde prima, quando i futuri «vinti» avevano il coltello dalla parte del manico, e lo usarono. Salò aveva dalla sua la macchina bellica nazista; chi si opponeva e veniva catturato doveva solo sperare in una morte rapida. Vent’anni di dittatura e diciannove mesi di feroce guerra civile non finiscono purtroppo con una festa popolare. Ci furono atti di giustizia sommaria, ovviamente disdicevoli, che sostituirono processi mai celebrati o divenuti farsa anche per via dell’amnistia (firmata da Togliatti). Ci furono regolamenti di conti e vendette private. Ci furono delitti ideologici, nel triangolo della morte emiliano e non solo, per mano di comunisti che eliminarono «nemici di classe». E nel Nord-est ci furono le foibe, pulizia etnica ai danni di italiani contrari all’assimilazione jugoslava.