E i curdi (un’altra volta) vengono traditi dai loro alleati
Sono circa 5.000 i militanti di Isis fatti prigionieri dal 2014 dalle forze armate dei curdi siriani. Erano stati catturati nelle battaglie di Kobane, Raqqa e sino a quelle più recenti di Deir El Azor lungo l’eufrate. Sino a pochi mesi fa li mostravano con un misto di fierezza e richiesta di aiuto tra le mura del carcere dei loro servizi di intelligence a Derik, sulla strada verso l’iraq settentrionale. «Ci aspettiamo il contributo di americani ed europei per interrogare e mantenere tutti questi pericolosi terroristi. Da soli non abbiamo le forze», ammettevano conducendovi qualche raro reporter occidentale. Ma ora le visite sono cessate. I curdi della regione indipendente di Rojava, nel nord-est siriano, sono ormai consapevoli che dovranno cavarsela soltanto con le loro forze. Inutile illudersi, è uno spreco di tempo aspettarsi altro dagli alleati occidentali, che pure hanno puntato su di loro per sconfiggere Isis. Su circa 40.000 combattenti, i curdi ne hanno persi quasi 10.000 a detta dei loro portavoce. Così stanno espellendo i jihadisti meno pericolosi, trattenendo solo quelli più estremisti che potrebbero tornare a costituire una minaccia. Nel frattempo cambia l’assetto delle loro forze di autodifesa. Hanno lasciato i vecchi campi di battaglia per concentrarsi nel contenere il nemico per eccellenza: la Turchia di Erdogan pressante lungo tutto il confine Nord soprattutto con il corpo di spedizione militare nella provincia siriana di Manbij che minaccia la stessa Kobane. «Dobbiamo essere realisti. Di Trump non possiamo fidarci. E abbiamo visto quanto il sogno indipendentista dei curdi iracheni abbia portato allo sfascio della loro autonomia. Noi cerchiamo adesso uno Stato confederale con il regime di Bashar Assad», dicevano in primavera i loro leader politici a Qamishli. Si spiega così anche la scelta di avviare il dialogo diretto con Mosca. La priorità sempre più impellente di far fronte contro le mosse turche spinge i curdi siriani a cercare alleanze con chiunque sia disposto ad ascoltarli.