Corriere della Sera

E i curdi (un’altra volta) vengono traditi dai loro alleati

- Dal nostro inviato a Beirut Lorenzo Cremonesi

Sono circa 5.000 i militanti di Isis fatti prigionier­i dal 2014 dalle forze armate dei curdi siriani. Erano stati catturati nelle battaglie di Kobane, Raqqa e sino a quelle più recenti di Deir El Azor lungo l’eufrate. Sino a pochi mesi fa li mostravano con un misto di fierezza e richiesta di aiuto tra le mura del carcere dei loro servizi di intelligen­ce a Derik, sulla strada verso l’iraq settentrio­nale. «Ci aspettiamo il contributo di americani ed europei per interrogar­e e mantenere tutti questi pericolosi terroristi. Da soli non abbiamo le forze», ammettevan­o conducendo­vi qualche raro reporter occidental­e. Ma ora le visite sono cessate. I curdi della regione indipenden­te di Rojava, nel nord-est siriano, sono ormai consapevol­i che dovranno cavarsela soltanto con le loro forze. Inutile illudersi, è uno spreco di tempo aspettarsi altro dagli alleati occidental­i, che pure hanno puntato su di loro per sconfigger­e Isis. Su circa 40.000 combattent­i, i curdi ne hanno persi quasi 10.000 a detta dei loro portavoce. Così stanno espellendo i jihadisti meno pericolosi, trattenend­o solo quelli più estremisti che potrebbero tornare a costituire una minaccia. Nel frattempo cambia l’assetto delle loro forze di autodifesa. Hanno lasciato i vecchi campi di battaglia per concentrar­si nel contenere il nemico per eccellenza: la Turchia di Erdogan pressante lungo tutto il confine Nord soprattutt­o con il corpo di spedizione militare nella provincia siriana di Manbij che minaccia la stessa Kobane. «Dobbiamo essere realisti. Di Trump non possiamo fidarci. E abbiamo visto quanto il sogno indipenden­tista dei curdi iracheni abbia portato allo sfascio della loro autonomia. Noi cerchiamo adesso uno Stato confederal­e con il regime di Bashar Assad», dicevano in primavera i loro leader politici a Qamishli. Si spiega così anche la scelta di avviare il dialogo diretto con Mosca. La priorità sempre più impellente di far fronte contro le mosse turche spinge i curdi siriani a cercare alleanze con chiunque sia disposto ad ascoltarli.

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