Unicredit-caius, i danni al mercato che il fondo speculativo ora deve risarcire
Non è vero che il capitale di Unicredit sia da ridurre a causa di una particolare categoria di bond, i Cashes emessi nell’ormai lontano 2008-2009 dalla banca per 2,98 miliardi di euro. O che, per mantenere quel livello di patrimonio, l’istituto deve convertirli in azioni. La contestazione presso l’eba (l’autorità bancaria europea) del bilancio del colosso italiano guidato da Jean Pierre Mustier era stata portata avanti a partire dal maggio scorso da un fondo speculativo, Caius Capital, fondato due anni fa dai finanzieri António Batista e William Douglas, che aveva chiari intenti speculativi nel sollecitare la banca a convertire i bond in azioni, dato che secondo il Financial Times su quei bond aveva scommesso al ribasso. La pressione sulla banca — che aveva creato tensioni sul titolo in una fase di particolare volatilità del mercato italiano — era stata di una intensità inedita: un sito aperto apposta per criticare il bond e la sponda del Ft per dare evidenza alle tesi di Caius. Ieri Ceo Jean Pierre Mustier, 57 anni: dal 2016 amministratore delegato di Unicredit però è stato costretto alla retromarcia: ha raggiunto una transazione con la banca, che si era difesa citando Caius al tribunale di Milano per avere 90 milioni di risarcimento danni, dando piena ragione a Unicredit. L’accordo prevede che Caius versi una cifra (segreta) in risarcimento e faccia alcune dichiarazioni pubbliche «per mettere fine alle preoccupazioni sollevate». Un’autentica ammenda di fronte al mercato, insomma: «Caius continua a ritenere che Unicredit sia un leader del settore bancario europeo con una solida capitalizzazione». Ma c’è di più: Caius riconosce che l’eba già a luglio aveva rigettato la richiesta di aprire un’indagine sul trattamento regolamentare dei Cashes. Ora il fondo si asterrà «da ulteriori discussioni o dichiarazioni pubbliche» sulla banca e a chiudere «con effetto immediato» il sito aperto per attaccare Unicredit. Tanto rumore per nulla. Ma con danni veri sul mercato.