Tria e l’ora dei mediatori
L’Italia è pronta a dire no al bilancio dell’eurozona, e l’europa è pronta a dire n0 alla Finanziaria di Roma e ad aprire una procedura di infrazione. La mediazione di Tria.
Nell’eurogruppo dei 19 ministri finanziari, in programma oggi a Bruxelles, è atteso il «no» dell’italia alla proposta franco-tedesca di bilancio della zona euro, appena rilanciata dalla cancelliera Angela Merkel e dal presidente Emmanuel Macron nel loro incontro a Berlino. Fonti autorevoli del governo e diplomatiche hanno confermato al Corriere l’indisponibilità di Roma ad accettare soprattutto la parte che escluderebbe i Paesi con deficit o debito eccessivo dai fondi per investimenti, ricerca e innovazione. Questa clausola è stata interpretata anche come una ulteriore pressione anti Italia, dopo che il governo M5s-lega si è visto contestare dalla Commissione europea il progetto di bilancio 2019 per il deficit al 2,4% del Pil considerato eccessivo. Dalla Farnesina hanno sollevato dubbi anche sulle contribuzioni nazionali.
«Con queste risorse vogliamo rafforzare la tenuta e la competitività dei Paesi e assicurare la stabilità dell’eurozona», ha dichiarato sul progetto di budget il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz, auspicando un accordo nell’eurogruppo, da completare nei dettagli nel prossimo 3 dicembre. Merkel e Macron hanno indicato — per la decisione finale — il Consiglio dei capi di Stato e di governo del 15 e 16 dicembre a Bruxelles.
Riserve erano attese da Paesi nordici, guidati da Olanda e Finlandia, che temono di dover sborsare più contributi poi destinati principalmente agli Stati mediterranei.
L’asse franco-tedesco li avrebbe rassicurati anche con il blocco dei fondi agli Stati non in regola con i vincoli Ue di bilancio. Ma questa clausola può ora far mancare il decisivo via libera del governo M5s-lega. Già mercoledì prossimo l’italia — se non concludesse un compromesso sulla manovra nell’eurogruppo, dove sono invitati anche il presidente della Bce Mario Draghi e i commissari Ue Pierre Moscovici e Valdis Dombroskis — potrebbe subire una opinione negativa della Commissione europea, presupposto per una procedura d’infrazione per deficit eccessivo a causa del mancato contenimento del debito nel 2017. In pratica si avvierebbe verso la condizione che in futuro escluderebbe dai fondi della zona euro.
Sta al ministro dell’economia Giovanni Tria spiegare le riserve italiane all’eurogruppo. Può partire da lontano. La Germania, quando violò il patto di Stabilità, pretese addirittura di cambiarlo. La Francia è stata in procedura per deficit eccessivo per 10 anni. Tanti altri Paesi della zona euro sono finiti nella stessa condizione, negoziando poi sempre una soluzione morbida con Bruxelles. La Commissione europea si è invece dimostrata rigida con il governo «populista» M5s-lega. Ora si aggiunge un budget con clausola anti Italia.
Ma l’obiettivo franco-tedesco di far passare il bilancio della zona euro potrebbe anche aiutare Tria a negoziare un compromesso complessivo, che includa la manovra 2019. Francia, Germania, Spagna e Portogallo sosterrebbero il dialogo per comporre lo scontro con Bruxelles, se da Roma arrivassero concessioni. L’eurogruppo è da sempre segreto, proprio per negoziarci anche i patti più inconfessabili.
Le condizioni Il budget escluderebbe i governi con deficit eccessivo dai fondi per ricerca e investimenti