La rabbia non cancelli il bene dei piccoli
Come accogliere tutta questa rabbia? Come evitare che la delusione personale trasformi la necessaria ricerca di una mediazione, laddove possibile, nella sola, crescente e reciproca attribuzione di colpe? Mentre si discute giustamente del nuovo ddl sull’affido condiviso è necessario non distogliere lo sguardo dai volti e dai corpi a cui si rivolge, dall’unicità di ogni biografia personale e familiare; dal dolore che nel dibattito pubblico esplode a volte in un grido che rischia di coprire quella silenziosa sofferenza di una quotidianità che molte donne e uomini sono chiamati a reinventare. Una voce flebile, come quella spesso inascoltata dei figli che rischiano di diventare oggetto del contendere, anziché soggetto da proteggere. Una protezione che può essere garantita solo affiancando alla norma, un adeguato sistema di welfare che affronti senza demagogia il bisogno di lavoro, casa e politiche di conciliazione, senza le quali è impossibile contrastare l’impoverimento che nasce dalla rottura dei legami familiari. Don Tonino Bello ha scritto che «additare le gemme che spuntano sui rami, vale più che piangere sulle foglie che cadono». Forse proprio lo sguardo attento sui figli, sui loro diritti e desideri, sull’appropriatezza delle scelte che come adulti siamo chiamati responsabilmente a fare, permette allo stupore di prevalere sulla rabbia e a un soffio di fiducia di sostenere il necessario anche se faticoso nuovo viaggio nella vita.
* Responsabile area famiglia Caritas
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