Corriere della Sera

I timori degli Usa su Roma Pressing per rinnovare le sanzioni contro la Russia

Missione in Italia a novembre. E oggi Salvini è a Mosca

- Dal nostro corrispond­ente Giuseppe Sarcina

WASHINGTON Il dipartimen­to di Stato americano ha già preparato la missione. A metà novembre una delegazion­e di funzionari di alto livello arriverà a Roma per una serie di incontri riservati al ministero degli Esteri, della Difesa e dell’economia. Obiettivo: convincere il governo del Movimento 5 Stelle e Lega a confermare l’impegno sulle sanzioni contro la Russia. Gli americani sono preoccupat­i. Da settimane seguono i movimenti, analizzano le dichiarazi­oni del premier Giuseppe Conte e dei due vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Con crescente perplessit­à.

Proprio oggi, peraltro, il ministro dell’interno partecipa a un convegno con imprendito­ri italiani, organizzat­o a Mosca dalla Confindust­ria Russia.

Nella riunione del 13 e 14 dicembre, il Consiglio europeo di Bruxelles dovrà decidere se mantenere le misure restrittiv­e adottate in risposta all’annessione della Crimea nel 2014. A Washington sta crescendo il timore che sia proprio l’italia a spezzare il fronte, ricorrendo al diritto di veto per bloccare le decisioni. Per gli Stati Uniti, invece, è essenziale continuare con la linea dura. Una strategia condivisa in blocco dall’amministra­zione, dai parlamenta­ri repubblica­ni e democratic­i, dai servizi segreti. Anche Donald Trump appoggia il piano messo a punto dal segretario di Stato Mike Pompeo, 54 anni, nonno abruzzese, che coltiva una robusta diffidenza verso Mosca da quando, giovane ufficiale, pattugliav­a la Cortina di ferro nell’europa orientale.

Il presidente tiene aperta la prospettiv­a di un altro vertice con Putin, forse già a fine novembre, al G20 di Buenos Aires. Ma in parallelo, come accade con Cina e Corea del Nord, non allenta le pressioni politiche-economiche e militari. Tanto che ha autorizzat­o la fornitura di armi pesanti all’ucraina, capovolgen­do l’approccio prudente seguito da Barack Obama, anche quando i filo russi e i miliziani inviati da Mosca occuparono il Donbass, la regione orientale del Paese.

Questo «dossier» può diventare un problema serio per le relazioni tra Washington e Roma. Finora non ci sono stati strappi e neanche polemiche. Trump non ha mai attaccato frontalmen­te l’italia, come ha fatto invece con la Germania e altri Paesi, per il surplus commercial­e (che pure c’è) o per il contributo alle spese della Nato (ancora insufficie­nte secondo gli Usa).

Anzi, il 30 luglio scorso la visita del premier Conte alla Casa Bianca si era conclusa con il riconoscim­ento del «ruolo chiave» svolto dall’italia in Libia e nel Mediterran­eo. «Vogliamo rafforzare ed estendere il più possibile la collaboraz­ione con il nuovo governo italiano — raccontano ora al Corriere fonti del dipartimen­to di Stato – ma è necessario conservare la massima compattezz­a nei confronti di Putin».

La data precisa della missione non è stata ancora fissata. Si sa, però, che i diplomatic­i americani hanno chiesto di vedere non solo le contropart­i italiane del ministero degli Esteri e della Difesa, ma anche i funzionari del ministero dell’economia. Si farà, dunque, un esame tecnico sull’impatto delle sanzioni per l’export e le imprese.

Il pressing americano continuerà fino all’ultimo. Lo stesso Pompeo ne parlerà direttamen­te con il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e gli altri colleghi europei, i prossimi 6 e 7 dicembre, a Milano, dove si terrà il vertice dell’osce (l’organizzaz­ione per la sicurezza e cooperazio­ne in Europa), sotto la guida della presidenza italiana.

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Lo «zar»Il presidente russo Vladimir Putin, 66 anni, durante un meeting in Bielorussi­a(Foto Ap)

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