Corriere della Sera

Mazzinghi pugile generoso «La boxe di oggi mi annoia Aspetto gli auguri di Nino»

- Claudio Colombo

Sandro Mazzinghi è stato l’esempio del pugile coraggioso, combattent­e, leale. L’imperfezio­ne tecnica elevata a sistema: boxe ribelle, da zigomi gonfi e sopraccigl­i scheggiati, da brividi sulla schiena e pronostico aperto. È stato campione mondiale nell’epoca d’oro della boxe italiana, anni 60 e dintorni. Compirà 80 anni il 3 ottobre, e ancora non ha perso la voglia di combattere. Era il guerriero che ognuno di noi vorrebbe essere.

Togliamoci subito il pensiero: si considera il più grande pugile della storia italiana?

«Lo hanno detto in tanti, non io, e comunque restano i fatti: a 25 anni ero già campione del mondo, ho bruciato le tappe. Quando andai in Francia, nel 1962, non ero nessuno. Distrussi i loro due idoli, Annex e Attali, e tornai che ero popolariss­imo. Avevo già in tasca il contratto per il Mondiale dei medi junior con Ralph Dupas, 7 settembre 1963, il giorno più bello della mia carriera».

Qual è stato l’avversario più difficile da affrontare?

«Il coreano Ki soo Kim: aveva una guardia bassa, era difficile da colpire. Era pure scorretto, al quinto round mi tirò una testata sullo zigomo sinistro. Pensava di essere un duro, io fui più duro di lui. Ne venne fuori uno dei più spettacola­ri match della storia».

Di lei hanno sempre detto: grande cuore, tecnica non eccelsa. È d’accordo?

«Sono stato un pugile generoso. E andavo sempre all’attacco, per questo piacevo alla gente. Cercavo di lavorare i miei avversari al corpo per fargli abbassare la guardia e trovare lo spiraglio per entrare con i miei colpi. Mi mancava il colpo secco e veloce del k.o., ma che ci vuoi fare? Ero un diesel, combattevo all’americana: scambio e corta distanza».

Ha avuto un modello pugilistic­o?

«Ho amato Ray Sugar Robinson. Un ballerino sul ring: per me è stato il più grande pugile di tutti i tempi. Un altro che mi piaceva era Rocky Graziano. Da piccolo vidi al cinema “Lassù qualcuno mi ama”, con Paul Newman. Rimasi folgorato, la storia di Graziano fu per me un’ispirazion­e. Avevo solo 7 anni».

Muhammad Ali un giorno disse: quando smetterò, il pugilato non mi mancherà, sono io che mancherò al pugilato.

«Aveva ragione: con lui si ritirò un pezzo di storia. Alla boxe ho dato tanto anch’io, ma non credo mi abbia sottratto qualcosa. Per me il pugilato è stata una ragione di vita».

Segue la boxe di oggi?

«Sempre meno e solo in tv, ma soltanto quando ci sono eventi importanti. Non mi entusiasma più di tanto, non vedo da nessuna parte il guerriero che combatte fino allo stremo».

Non ci sono più le grandi rivalità dei suoi tempi.

«Stiamo parlando di Benvenuti, vero? E no, non ci sono più, ma neppure nel ciclismo o nel calcio: Coppi-bartali, Rivera-mazzola... quei tempi lì sono finiti, almeno in Italia. Io e Giovanni abbiamo diviso l’italia in due fazioni, e non so dire se amavano più lui o me. So solo che ancora oggi, quando si parla di noi, mi accorgo che c’è tanta stima ed è bellissimo».

Come bellissimo è stato il suo post su Facebook con gli auguri per gli 80 anni del suo eterno rivale. Si aspetta la stessa cortesia?

«L’ho fatto volentieri: dopo tante polemiche ho usato il cuore. Credo che anche Giovanni me li farà con lo stesso sentimento: questo è un traguardo importante per tutti noi».

Ce li descriva, questi suoi 80 anni: che cosa fa, come vive, che cosa sogna.

«Sono un uomo tranquillo, ho una famiglia stupenda, sono appagato per quello che ho saputo costruire nella mia vita. La tranquilli­tà della campagna mi rende felice. Leggo molto e di tutto, e nella mia proprietà mi occupo della vigna di cui vado molto fiero: produrre un buon vino è un premio che ripaga i sacrifici di un anno».

Come le piacerebbe essere ricordato?

«Come una persona per bene, semplice come lo è la mia vita. E come un pugile puro, onesto e sempre rispettoso del proprio avversario».

Ha un sogno nel cassetto?

«Vorrei vedere al cinema un film sulla mia vita: sarebbe una bellissima storia».

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 ?? (Ansa) ?? MonumentoS­andro Mazzinghi posa davanti al monumento inaugurato a Pontedera per ricordare i 40 anni del suo match mondiale. A sinistra, impegnato sul ring contro Nino Benvenuti
(Ansa) MonumentoS­andro Mazzinghi posa davanti al monumento inaugurato a Pontedera per ricordare i 40 anni del suo match mondiale. A sinistra, impegnato sul ring contro Nino Benvenuti

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