«Finché è vivo non lo mollo» Paola e il fidanzato costretto a una riabilitazione all’estero
La vicenda
● Il decreto ministeriale n. 70 del 2015 fissa il fabbisogno di posti letto per l’alta neuro riabilitazione
● Il 4 luglio la Regione Lazio ha emanato un decreto per tagliare di due terzi i posti letto al Santa Lucia, il più grande istituto in Italia per questa riabilitazione. Il 12 settembre il decreto è stato sospeso dal Tar. Il 20 dicembre la decisione finale P aola ha il piglio disarmante di chi non arretra mai, nemmeno davanti all’evidenza: «Finché Fabio avrà un soffio di vita io non smetterò di curarlo». La vita del suo compagno è davvero appesa ad un soffio, affaticato e molto malato, da cinque anni, ormai. Da quando quel furgone è andato addosso al suo scooter, tagliandogli la strada, e ogni legame con la vita.
Era settembre, Fabio Graziano era un poliziotto napoletano, era pluridecorato. Aveva 32 anni.
«Non sopporto chi parla di lui al passato», dice Paola che di cognome fa Volpe e in cinque anni non ha smesso un’ora di combattere per quel suo uomo ridotto — come si dice — un vegetale, anche se di ostacoli sul suo cammino ne ha trovati davvero molti, e non solo per via della salute di Fabio.
«Dopo il ricovero d’urgenza all’ospedale Loreto Mare di Napoli, ho mandato mail in tutta Italia per cercare un posto di neuro riabilitazione. Ho contattato undici strutture. Da tutte e undici la stessa risposta». Niente da fare, in Italia non c’era posto.
Per Fabio, come per Simone, per Donato, Tommaso, Carmela, Davide, Patrizia, Luca, Lisa, e davvero tanti altri nomi per questo rosario della disperazione di chi con il cervello devastato all’improvviso è dovuto pure emigrare per sperare di riprendere almeno un contatto con la propria esistenza. In Italia non era possibile.
Lo sa bene Antonio Decaro, quando tre anni fa da sindaco di Bari (e non ancora presidente dell’anci) appoggiava una colletta per la neuro riabilitazione del ventenne barese Simone Petaroscia, anche lui diventato vegetale dopo un incidente con lo scooter.
«Per questo ragazzo l’unica possibilità è un viaggio a Innsbruck», scriveva il sindaco mentre la città si stringeva con affetto attorno a Simone. L’obiettivo era raccogliere centomila euro, una cifra che anche convenzionate. nella clinica austriaca basta Quel decreto di recente è soltanto come tariffa di ingresso, stato annullato dal Tar, ma di solito. questo non impedisce alle Regioni
C’erano settanta posti letto di prenderlo ancora a in questa clinica appena dieci modello. Alla Regione Lazio, anni fa, oggi sono diventati ad esempio, proprio in luglio oltre duecento, grazie agli italiani, si sono ispirati a quel decreto soprattutto. per decurtare i posti letto dell’alta
In Italia un decreto ministeriale specialità, prendendo di — scritto un po’ velocemente mira la Fondazione Santa Lucia, da poche persone rimaste istituto di eccellenza e al lavoro a ridosso delle punto di riferimento di tutto il ferie — stabilisce che il fabbisogno centro sud. dei posti letto per i pazienti La Regione Lazio ha fatto come Fabio Graziano (e un decreto per tagliare i due tutti gli altri) è di 1.216. Le società terzi di posti del Santa Lucia, scientifiche hanno fatto quando già quelli esistenti calcoli ben diversi, e pensano non bastano a soddisfare i bisogni. che per chi ha il cervello che Così nel Lazio, così in viene devastato — da ictus, Lombardia. Dice Sandro Iannaccone, incidenti, patologie che portano primario di Neuro al coma — siano necessari Riabilitazione Disturbi Cognitivi-motori non meno di seimila posti dell’ospedale San nelle strutture ospedaliere, Raffaele: «I posti che già esistono 6.165 1.200 Posti letto Casi
Quelli necessari per Sono le persone che coprire l’emergenza ogni anno diventano (1.216 quelli previsti) para o tetraplegici sono insufficienti». E gli italiani vanno a svenarsi in Austria.
Paola Volpe per il suo Fabio ha letteralmente dilapidato una fortuna nella clinica di Innsbruck, e per continuare le cure aveva anche messo in vendita un suo rene, anche se per questo poliziotto dallo sguardo mite forse non si poteva fare molto di più. È fatta di soffi la comunicazione di Fabio con il mondo.
Ma Paola Volpe non è l’unica ad aver speso un patrimonio nella clinica austriaca. Lella Patente, mamma di Donato, non ce la fa più economicamente, sebbene la Regione Campania stia continuando a pagare le cure per il suo figliolo rovinato dopo un incidente in motorino, in provincia di Salerno. Stava consegnando una pizza, l’ultima della giornata.
Nell’ultima tranche la Regione ha pagato 70 mila euro. «Lo facciamo con il modulo S2», spiega Enrico Coscioni, consigliere regionale per la Sanità del presidente De Luca. E garantisce: «Siamo costretti a dare questi rimborsi di cure, non possiamo fare altrimenti. E il paradosso è che spingendo gli italiani a curarsi all’estero il servizio sanitario spende molto di più. Più del doppio, in questo caso».