«Il governo cerca nemici»
Tajani: «Sforare si può, ma non per il reddito di cittadinanza»
«Andare alla ricerca di un nemico al giorno non ci aiuterà a risolvere i nostri problemi, e tantomeno individuare nell’europa il capro espiatorio»: così il presidente dell’europarlamento Antonio Tajani.
«Andare alla ricerca di un nemico al giorno non ci aiuterà a risolvere i nostri problemi, e tantomeno individuare nell’europa il capro espiatorio: è in casa nostra che dobbiamo trovare le cause di quello che non ha funzionato e, soprattutto, le soluzioni». Antonio Tajani, vice presidente di FI, respinge le accuse: «Non sono, né sono mai stato, un “burocrate di Bruxelles”. Non ho mai lesinato critiche alla UE quando è servito, nè mi sono sottratto quando c’era da dare battaglia». Ma, da presidente del Parlamento europeo, lo dice chiaro e forte: «Scaricare sull’europa le responsabilità del disastro di Genova o del ritardo delle nostre Infrastrutture, o prendersela con i mercati “cattivi” che speculano contro di noi è un errore gravissimo».
L’europa non gode di grande popolarità oggi, e dal governo si lamenta un disinteresse verso l’italia, lasciata sola con i suoi problemi infrastrutturali
«Ma non è assolutamente vero. Sono tante le cose da cambiare in Europa, ma su questo punto dalla Ue è sempre arrivata collaborazione. Di più, sono stati stanziati moltissimi fondi».
Quali e quanti?
«Per la UE investire nelle infrastrutture è sempre stata una priorità. Qualche dato? Nel bilancio 2014-2020, 2,5 miliardi di euro sono stati destinati all’italia per la costruzione di strade e ferrovie; ad aprile sono stati autorizzati 8 miliardi di investimenti per le infrastrutture considerandoli come aiuti di Stato, fuori cioè dal bilancio. Ma non solo: nel bilancio che andrà dal 2021 al 2027 sono previsti ben 30 miliardi per le infrastrutture europee, con i quali si possono certamente fare opere pubbliche come la Gronda o la Genova-rotterdam».
Il sottosegretario Giorgetti non esclude che l’italia possa chiedere di sforare l’obbligo del 3% nel rapporto Deficit-pil per mettere mano ad opere pubbliche: sarebbe giusto?
«Non solo è giusto, ma è possibile. L’europa non ammette che si sfori per provvedimenti come il reddito di cittadinanza, ma è disponibile a concedere flessibilità per migliorare le infrastrutture. Anzi, sollecita i Paesi che non lo fanno ad agire con decisione. Io stesso, da commissario, autorizzai lavori come la Tav, la Trieste-chivasso, i lavori al Gra, la stazione Tiburtina. E’ stata sempre concessa ogni flessibilità possibile, non creiamo capri espiatori».
Nel governo si teme che spinte che arrivano dalla stessa Europa possano portare a manovre speculative anche sullo spread: è un timore fondato?
«Basta con le teorie del complotto. Il problema dell’italia è dato dall’incertezza della politica economica del governo. Se non si dice chiaramente che linea si ha sulle Infrastrutture, se si minaccia di sforare il 3% per spese improduttive, se ogni tanto qualcuno propone di uscire dall’euro, se manca un piano industriale, se all’improvviso si propongono le nazionalizzazioni... Ecco, se ci si muove così, è normale che gli investitori si spaventino».
Non è colpa dei «poteri forti», insomma?
«Altro che poteri forti. Gli investitori — quelli stranieri detengono un terzo del debito pubblico italiano — vendono se pensano che il Paese non sappia far fronte ai propri impegni: è molto semplice, non vogliono perdere i loro soldi. Se siamo ritenuti meno affidabili della Spagna e del Portogallo non possiamo prendercela con l’europa o con i mercati cattivi, ma dobbiamo muoverci con intelligenza».
Teme che il giudizio delle agenzie di rating possa davvero scatenare una tempesta finanziaria?
«Io non ho simpatia per le agenzie di rating, ma sta a noi
I fondi «Tutto si può dire, ma dalla Ue sono sempre arrivati fondi e collaborazione»
essere credibili, senza fomentare odio contro le istituzioni europee o i generici “mercati”. Se le agenzie abbassano di due livelli il nostro rating, la Banca centrale non può più comprare titoli... Bisogna essere seri».
Voi però quando cadde il governo Berlusconi nel 2011 parlaste di «complotto» dello spread: perché oggi lo escludete?
«Sono situazioni completamente diverse: allora c’erano pezzi di Stato, dello stesso governo, c’era una regia politica anche interna che giocarono contro Berlusconi. Oggi nessuno trama contro questo governo, noi siamo all’opposizione ma non abbiamo alcuna intenzione di danneggiare il nostro Paese. Anzi, sia qui che a Bruxelles ci battiamo per il bene dell’italia, per difenderne la credibilità. Nessuno scommette sullo sfascio, per questo diciamo no al gioco dello scaricabarile e chiediamo serietà, e assunzione di responsabilità».