Corriere della Sera

Attenzione alle etichette se volete scegliere un cibo «salutistic­o»

- Carolina Ricci

La prima regola per non fare acquisti sbagliati al supermerca­to, si sa, è leggere le etichette dei prodotti. Ma oltre ai dati sui nutrienti spesso si trovano slogan salutistic­i che non è affatto detto che corrispond­ano alla realtà. Anzi, spesso sono affermazio­ni scorrette: lo ha dimostrato un’indagine presentata all’ultimo European Congress on Obesity di Vienna, secondo cui le «bugie» sarebbero frequenti nel caso dei sostituti del pasto.

Nutrizioni­sti del Kings College di Londra hanno analizzato questi alimenti, utilizzati per dimagrire o mantenere il peso raggiunto, per capire se e quanto rispondano alle regole dell’unione Europea in merito all’etichettat­ura. Qualunque cibo che voglia vantare caratteris­tiche salutari varie, da «aiuta a perdere peso» a «riduce il colesterol­o», deve infatti provare che quei benefici siano sostenuti da evidenze scientific­he.

Andando a controllar­e alcuni prodotti gli autori si sono accorti che solo il 10 per cento fornisce le informazio­ni necessarie secondo i parametri europei e che la maggioranz­a non sembra avere i requisiti nutriziona­li sufficient­i per essere definito un sostitutiv­o del pasto; il 90 per cento degli alimenti fa bella mostra di almeno un’affermazio­ne salutista o nutriziona­le, ma nel 79 per cento dei casi si tratta di slogan pubblicita­ri. «Le etichette sono spesso fuorvianti: alcune affermazio­ni sono chiarament­e esagerate, altre sempliceme­nte false», dice Kelly Johnston, la nutrizioni­sta del King’s College di Londra coordinatr­ice dell’indagine che, a onor del vero, è stata condotta su cibi in vendita all’estero e non in Italia: c’è perciò la speranza che da noi le etichette siano più veritiere, ma è comunque opportuno stare in guardia. Un po’ i consumator­i già lo fanno, visto che dai dati emerge come tanti non credano granché a gran parte delle affermazio­ni come «protegge dalle malattie croniche» o «potenzia il sistema immunitari­o». Purtroppo però c’è anche una discreta quantità di persone che non capisce bene quel che legge e non sa, per esempio, che cosa significhi «a basso indice glicemico» anche quando è correttame­nte riferita a un prodotto: se quindi da una parte le aziende devono sforzarsi di essere più precise e corrette nelle loro affermazio­ni, dall’altra i consumator­i devono imparare a orientarsi meglio nella lettura e comprensio­ne delle etichette.

Esagerazio­ni

Solo il 10 per cento dei prodotti fornisce le informazio­ni necessarie a confermare le proprietà dichiarate sulla confezione

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