Attenzione alle etichette se volete scegliere un cibo «salutistico»
La prima regola per non fare acquisti sbagliati al supermercato, si sa, è leggere le etichette dei prodotti. Ma oltre ai dati sui nutrienti spesso si trovano slogan salutistici che non è affatto detto che corrispondano alla realtà. Anzi, spesso sono affermazioni scorrette: lo ha dimostrato un’indagine presentata all’ultimo European Congress on Obesity di Vienna, secondo cui le «bugie» sarebbero frequenti nel caso dei sostituti del pasto.
Nutrizionisti del Kings College di Londra hanno analizzato questi alimenti, utilizzati per dimagrire o mantenere il peso raggiunto, per capire se e quanto rispondano alle regole dell’unione Europea in merito all’etichettatura. Qualunque cibo che voglia vantare caratteristiche salutari varie, da «aiuta a perdere peso» a «riduce il colesterolo», deve infatti provare che quei benefici siano sostenuti da evidenze scientifiche.
Andando a controllare alcuni prodotti gli autori si sono accorti che solo il 10 per cento fornisce le informazioni necessarie secondo i parametri europei e che la maggioranza non sembra avere i requisiti nutrizionali sufficienti per essere definito un sostitutivo del pasto; il 90 per cento degli alimenti fa bella mostra di almeno un’affermazione salutista o nutrizionale, ma nel 79 per cento dei casi si tratta di slogan pubblicitari. «Le etichette sono spesso fuorvianti: alcune affermazioni sono chiaramente esagerate, altre semplicemente false», dice Kelly Johnston, la nutrizionista del King’s College di Londra coordinatrice dell’indagine che, a onor del vero, è stata condotta su cibi in vendita all’estero e non in Italia: c’è perciò la speranza che da noi le etichette siano più veritiere, ma è comunque opportuno stare in guardia. Un po’ i consumatori già lo fanno, visto che dai dati emerge come tanti non credano granché a gran parte delle affermazioni come «protegge dalle malattie croniche» o «potenzia il sistema immunitario». Purtroppo però c’è anche una discreta quantità di persone che non capisce bene quel che legge e non sa, per esempio, che cosa significhi «a basso indice glicemico» anche quando è correttamente riferita a un prodotto: se quindi da una parte le aziende devono sforzarsi di essere più precise e corrette nelle loro affermazioni, dall’altra i consumatori devono imparare a orientarsi meglio nella lettura e comprensione delle etichette.
Esagerazioni
Solo il 10 per cento dei prodotti fornisce le informazioni necessarie a confermare le proprietà dichiarate sulla confezione