Il Tour perfetto di Thomas spegne le polemiche
Ultima crono a Dumoulin, che chiude secondo. Froome riesce a salvare il podio
ESPELETTE Dopo tre settimane di veleni, una spruzzata dolciastra di melassa avvolge il Tour e i suoi eroi. Tom Dumoulin domina la crono conclusiva e rende omaggio al vincitore del Tour, Geraint Thomas («Super campione, mi tolgo il cappello») che ricambia l’elogio dell’olandese («Avversario straordinario, la sua resistenza in salita è stata eroica») senza dimenticare Froome: «Amico, compagno leale, gregario ideale». Lui, l’ex capitano, dopo aver scaraventato giù dal podio l’intruso Roglic con una prestazione superba (secondo) ricambia («G. è un fratello, salire sul podio a Parigi assieme sarà bellissimo») e non dimentica Dumoulin, mai tenero con lui in passato: «Con il secondo posto a Giro e Tour ha dimostrato di che pasta è fatto».
Insomma, tanto miele sotto il cielo umidissimo dei Paesi Baschi, con l’impassibile G. che si commuove di brutto (contribuisce l’arrivo a sorpresa della moglie Sara Elen) e i suoi occhi da timido buono sfumano nelle lacrime peccati e arroganza del Team Sky. Lo squadrone britannico conquista la sesta Grande Boucle in sette anni. «I soldi non fanno la felicità — dice Dumoulin — ma aiutano a vincere il Tour. Noi con il loro budget ci viviamo due anni. Detto questo, senza un leader in super forma non vai da nessuna parte». Lui, il leader G., racconta com’è sopravvissuto all’inverno terribile di Sky, pressata tra il caso Ventolin di Froome e la vecchia storia delle «sacche mediche» di Wiggins: «Mi sono chiuso in una bolla, sono stato lontano dalla Gran Bretagna, sui giornali ho letto solo storie di rugby. Mi spiace per voi che scrivete: era l’unico modo di sopravvivere».
Per il gallese, che oggi sfilerà sui Campi Elisi, quello del Tour è stato un percorso perfetto. Non una caduta, una foratura, un contrattempo, l’unico brivido ieri quando la bici gli si è imbizzarrita in curva. «Ho avuto fortuna ma ero anche in credito» spiega Geraint che sulla strada, in passato, ha già lasciato la sua unica milza e un paio di clavicole. L’unica domanda che rimbalza è quella sul futuro: il contratto scade a fine stagione e il team deve fare i conti con la fame arretrata di Froome e le ambizioni del fenomeno colombiano Bernal. Ci sarà spazio per la maglia gialla? «Non ne ho idea — ha spiegato — ora è tempo di festeggiare».
L’ha fatto ieri sera con un paio di birre, lo rifarà stasera con un più appropriato champagne dopo la passerella che è anche sfida per quel che resta degli sprinter. Zoppicante, incerottato, sbilenco, Peter Sagan non vede l’ora di negare al francese Arnaud Demare (poco amato e mica solo da lui) la vittoria più prestigiosa.
Alla fine della stagione scadrà il contratto con Sky. Se ci sarà ancora posto per me? Non ne ho proprio idea