Qui Vettel deve cancellare l’autogol
Seb ha l’occasione (e la pista giusta) per rifarsi dell’ultimo k.o. e superare Hamilton
BUDAPEST Dai campeggi scendono in processione sugli sterrati che portano ai cancelli della pista. Hanno i cappellini, le bandiere del Cavallino, sono tanti e colorati. Si scrive Hungaroring ma si legge anche «Ferrari-ring»: tante gioie queste 14 curve hanno regalato al popolo rosso, Sebastian Vettel se le ricorda bene. Ci ha vinto nella sua prima stagione a Maranello (nel 2015) e ha bissato l’anno scorso con il volante rotto, «scortato» da Kimi Raikkonen.
Mai come adesso serve il tris. Per onorare quelle bandiere a mezz’asta, per ricordare nel modo migliore Sergio Marchionne: come tutti gli uomini e le donne della Ferrari Seb indossa una fascia nera al braccio. Le macchine sono vestite a lutto con una banda sul muso, anche quelle dei team satellite Alfa-sauber e Haas. Nessuno parla, per rispetto, ma il senso di smarrimento lo misuri nelle facce dei meccanici. Nel silenzio si va avanti: in testa restano le parole del neopresidente John Elkann che insieme a Louis Camilleri guiderà il nuovo corso. Citando Enzo Ferrari il nipote dell’avvocato ha ricordato che non si corre per il secondo posto.
L’attenzione è tutta su Vettel, dopo il clamoroso autogol in Germania. È scivolato su una pozzanghera sprecando una vittoria certa. Aveva già lasciato altri punti per strada quest’anno fra Baku, Francia e Austria, ma di tutti gli errori l’ultimo è il più grave. Deve rialzarsi subito, cancellarlo, e dimostrare di reggere la pressione nel confronto con un Lewis Hamilton in stato di grazia. Il campionato è lungo, la Ferrari ha una macchina stellare e un gruppo di tecnici che con le loro trovate ha mandato in crisi di idee la Mercedes. L’ultima: far provare alle squadre clienti in anteprima il terzo motore della stagione. Per raccogliere dati preziosi prima di montarlo sulla Rossa, probabilmente a Spa.
Chiudere con un successo il tour più massacrante che la F1 ricordi (5 Gp in 6 settimane) potrebbe non bastare a Sebastian per riprendersi la testa del Mondiale prima della pausa d’agosto. Il titolo di campione d’estate non vale nulla, però in Ungheria è obbligatorio massimizzare il risultato sfruttando il fattore campo, tenendo d’occhio anche le temibilissime Red Bull. Per le caratteristiche della Mercedes è un terreno di sabbie mobili, Hamilton ritiene di non essere il favorito. Ma ci si può fidare di uno che qui ha vinto 5 volte (3 con la Mclaren)? La rimonta prodigiosa di Hockenheim, e altre magie, ci insegnano di no. Da dovunque parta il ragazzo di Stevenage è sempre un pericolo, è impermeabile alla tensione e si esalta nel corpo a corpo. «Non c’è mai stata così tanta pressione, né io né Sebastian possiamo permetterci il minimo errore — spiega —, la cosa mi diverte e mi carica. Ho lavorato sul corpo e sulla mente per non crollare mai».