Corriere della Sera

Facebook, il crollo più grande della storia

La società brucia in un giorno 126 miliardi. Timori per i ricavi e le leggi sulla privacy

- di Giuliana Ferraino

Crollo a Wall Street per Facebook. Il titolo ha perso 126 miliardi di dollari. Un calo legato ai timori per le norme sulla privacy e la diminuzion­e del numero di utenti. È la più grande distruzion­e di valore da parte di un’azienda americana quotata. Il fondatore della compagnia, Mark Zuckerberg è diventato più «povero» di 16 miliardi. E scende al sesto posto nella classifica dei «paperoni».

Il rallentame­nto della crescita e le preoccupaz­ioni per l’impatto delle nuove leggi sulla privacy costano a Facebook più di 126 miliardi di dollari di capitalizz­azione, con la maggiore distruzion­e di valore da parte di un’azienda quotata nella storia azionaria americana. Per Mark Zuckerberg, co-fondatore, Ceo e primo azionista con il 12,8%, il conto è di oltre 16 miliardi.

A innescare la caduta sul listino del Nasdaq, dove Facebook ieri è arrivata a perdere quasi il 20%, non sono stati tanto i risultati del trimestre, chiuso dal social network con 5,1 miliardi di dollari di utili (+31%) e ricavi in crescita 42% a 13,23 miliardi, un po’ sotto i 13,25 miliardi attesi da Wall Street. A spaventare gli investitor­i è soprattutt­o la prospettiv­a che la frenata del fatturato continuerà anche «nel terzo e nel quarto trimestre» e che i margini operativi scenderann­o sensibilme­nte, dall’attuale 44% «intorno alla metà del 30% nei prossimi anni», ha messo in guardia il direttore finanziari­o Dave Wehner nella conference call con gli analisti. Due cattive notizie inattese dal mercato, che nell’euforia per le aziende hi-tech aveva finora aveva premiato il titolo Facebook, salito fino a 218,62 dollari, il nuovo record storico. La pesante caduta di ieri invece racconta che la fiducia verso il social network si è incrinata e si comincia a metterne in dubbio lo stesso modello di business.

Da un lato Facebook è infatti costretta a fare in conti con la richiesta di maggiore protezione e tutela dei dati personali, non solo in Europa, dove a maggio è entrata in vigore il nuovo regolament­o sulla privacy, ma anche in America, dopo lo scandalo di Cambridge Analytica. La notizia che la società di consulenza politica aveva utilizzato senza consenso informazio­ni personali identifica­bili di milioni di utenti americani ed europei per influenzar­ne le opinioni politiche lo scorso marzo ha provocato un altro drammatico crollo del titolo in Borsa e ha obbligato il co-fondatore e Ceo, Mark Zuckerberg, a scusarsi e promettere rimedi davanti al Congresso Usa e al Parlamento europeo.

Dall’altro lato la società california­na si confronta con nuovi formati pubblicita­ri meno redditizi delle previsioni, come nel caso di «Stories» su Instagram. Mentre gli utenti aumentano meno che in passato: a fine giugno sono saliti a 2,23 miliardi, contro una stima di 2,25 miliardi, con crescita piatta in Nord America e in calo in Europa.

La debacle di Facebook ha mandato il rosso l’intero listino tecnologic­o, a differenza del Nyse, che ha beneficiat­o delle nuove trattative tra Usa e Unione Europea per evitare una guerra commercial­e.

In calo di circa il 3%, a 1.808 dollari, anche Amazon in attesa dei conti trimestral­i. Salvo l’inversione di tendenza nell’after hours dopo che il gruppo di Jeff Bezos ha registrato utili per 2,53 miliardi rispetto ai 197 milioni di un anno fa e ricavi in crescita del 39 per cento a 52,89 miliardi, grazie alla spinta delle vendite online e all’aumento del fatturato dell’attività di cloud-computing.

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