Le tessere sulla sicurezza e la flessibilità della Cgil
Nessuno immaginava che sarebbe finita così. Con il sindacato (Cgil compresa) che «difende» il lavoro somministrato (il vecchio lavoro in affitto). Con il «decreto dignità» questo contratto assume le stesse regole del contratto a termine. In concreto: sono necessari 10 giorni di interruzione tra un contratto e l’altro. Inoltre con i rinnovi aumentano i contributi da versare (dello 0,5%). E dopo il primo anno diventa indispensabile specificare la causale. Il risultato è che per le imprese rischia di essere più semplice lasciare a casa i lavoratori alla scadenza del contratto per prenderne altri che svolgano le stesse mansioni. Soprattutto quando di tratta di compiti ripetitivi (commesso, addetto alla logistica...). Si dirà: il disagio di chi non viene riconfermato è compensato dalla soddisfazione dei neoassunti. Chi perde il lavoro potrebbe non essere d’accordo. Così la Cgil auspica che le nuove norme non riguardino i rapporti in scadenza fino al 31 dicembre 2018. Se questa richiesta venisse accolta dal Parlamento, per qualcuno sarebbe comunque troppo tardi. Parliamo in particolare del lavoro all’interno di porti e aeroporti. Dove molti contratti si stanno stipulando proprio ora. Con la difficoltà aggiuntiva che si tratta di luoghi di lavoro particolari. Dove si entra solo con badge e rispetto di norme di sicurezza.