Corriere della Sera

Trudeau scivola sulle molestie Scuse dal premier più «femminista»

Una reporter esce allo scoperto per un palpeggiam­ento (20 anni fa)

- Sara Gandolfi

Anche i «puri» peccano, magari senza rendersene neppure conto. Potrebbe essere questo il titolo dell’ultima Trudeau’s story dal Canada. Pure lui, infatti, il premier più «politicall­y correct» del pianeta, alla fine è incappato nelle denunce a scoppio ritardato di #Metoo. Nessuna accusa pesante, s’intende, per il campione di femminismo (50% netto di donne nel suo governo). Quello che stona, semmai, in questa storia di presunte molestie soft del potente di turno, è l’autodifesa del bel Justin. «Ho riflettuto molto attentamen­te su ciò che ricordo di quell’incidente di quasi venti anni fa — ha detto in conferenza stampa —. Sono abbastanza sicuro, anzi davvero sicuro di non aver agito in maniera scorretta. Ma come ogni storia, anche questa ha diversi punti di vista e non posso proprio permetterm­i di parlare di ciò che ha provato lei».

«Lei» è una ex giornalist­a che il 14 agosto 2000 attaccò in un editoriale anonimo sul Creston Valley Advance, un quotidiano locale della British Columbia, le malefatte del futuro premier, che allora era «solo» il figlio ventottenn­e e un po’ viziato dell’ex premier Pierre Trudeau. Il racconto era esplicito: Justin «tocca» inopportun­amente la reporter a un festival musicale e il giorno dopo, accortosi che lei scrive anche per giornali importanti quali il National Post e il Vancouver Sun, si scusa: «Mi dispiace. Se avessi saputo che eri in servizio per un giornale nazionale, non mi sarei mai permesso di essere così sfacciato». Questione di immagine, insomma. «Il figlio di un ex primo ministro non dovrebbe essere consapevol­e di quel che si addice e quel che non si addice alla vita sociale? Non ha imparato, nella sua vasta esperienza di vita pubblica, che palpeggiar­e una giovane estranea non sta nel manuale del galateo, a prescinder­e da chi sia la ragazza, da quale mestiere faccia e dal luogo in cui si trovi?», chiedeva, ironicamen­te, la giornalist­a in quell’editoriale.

Diciotto anni dopo, il giovane rampollo della buona società canadese è diventato primo ministro — e fustigator­e dei «maschilist­i» di ogni specie — e quel palpeggiam­ento è tornato a fare notizia. In prima pagina, stavolta. E con la tardiva «confession­e» della molestata. Rose Knight, oggi ex giornalist­a, ha confermato ai microfoni della tv nazionale Cbc News di essere lei la protagonis­ta del fattaccio: «È accaduto, come riportato». Quindi ha fatto un passo indietro, aggiungend­o che «il dibattito, se continuerà, andrà avanti senza di me».

Prontament­e Trudeau ha risposto con la faccia contrita alle domande dei giornalist­i, tentando di salvare la sua fama di piacione, un po’ appannata negli ultimi mesi. Si proclama innocente e spiega di essersi scusato, ai tempi, perché aveva intuito che lei «non si fosse sentita a proprio agio nell’interazion­e che avevamo avuto». Chissà se basterà a salvarlo dal pubblico ludibrio, a differenza di altre icone liberal del calibro di Kevin Spacey e Morgan Freeman.

L’ammissione

«Mai palpeggiat­o, ma se lei lo pensa, chiedo perdono. Ho capito che non era a suo agio»

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Contrito Justin Trudeau, 46 anni, primo ministro del Canada dal novembre 2015, leader del Partito liberale e figlio dell’ex premier Pierre Trudeau (Reuters)

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