I dazi sulle auto gelano le Borse Xi Jinping: no al protezionismo
Daimler ribassa le stime sugli utili. Piazza Affari giù del 2%, spread a 238
Arrivano le prime grandi vittime della guerra commerciale che sta prendendo piede — tra annunci e mosse concrete — tra Stati Uniti, Cina ed Europa. Sono le società automobilistiche, protagoniste ieri di un calo generalizzato in Borsa dopo l’annuncio di un «profit warning» da parte di Daimler, che ha stimato un utile operativo nel 2018 leggermente inferiore a quello del 2017. Il motivo citato dal gruppo è appunto il protezionismo, nello specifico per le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina (la compagnia tedesca produce anche negli Usa). Ma non solo: la società ha aggiunto che i guadagni della divisione «furgoni» di Mercedes-benz risentiranno del richiamo di veicoli diesel.
Il «warning» ha spinto al ribasso le quattro ruote in Europa (-3,3% l’indice Stoxx di settore, in Italia -4,1% Fiat Chrysler), con Milano (-2,02%) in calo più delle altre Borse europee anche per motivi legati alla politica interna. Lo spread è infatti risalito a da 216 a 238 punti base.
Ma Daimler non è l’unica casa automobilistica ad essersi espressa ieri sull’argomento. La concorrente Bmw ha sì confermato le sue previsioni per l’anno in corso, ma ha aggiunto che i numeri si basano sull’ipotesi di condizioni politiche mondiali sostanzialmente invariate. «A proposito del dibattito su nuove tariffe nel commercio internazionale — ha spiegato Bmw in una nota — il gruppo sta valutando diversi scenari e possibili opzioni strategiche». A confermare il livello di attenzione del settore c’è la proposta dei produttori tedeschi di portare a zero tutti i dazi tra Stati Uniti ed Europa.
Tra le Borse che ieri hanno sofferto di più c’è il listino di Shanghai (-1,75%). Di fronte a una serie di amministratori delegati stranieri riuniti a Pechino, il presidente cinese Xi Jinping ha bacchettato il «protezionismo, l’isolazionismo e il populismo». Senza citare l’amministrazione Trump, né alcun Paese in particolare, ha condannato le «mentalità da guerra fredda». «La pace e lo sviluppo del mondo — ha detto — devono far fronte a sfide formidabili. Non bisogna dimenticare le ferite quando compaiono le cicatrici... Manteniamo vivo il ricordo della crisi finanziaria». Il capo dello Stato ha infine ribadito le promesse già fatte in aprile, quando si era impegnato ad accelerare l’apertura del settore finanziario nazionale. Ma, intanto, la stampa cinese ha inquadrato nel mirino delle contromisure sul commercio i gruppi Usa quotati al Dow Jones, nel caso in cui la guerra dei dazi Pechino-washington si inasprisse.
Sul fronte Europa—usa, l’ue è pronta a impegnarsi con gli Stati Uniti per risolvere un conflitto innescato dalla decisione della Casa Bianca di imporre dazi su acciao e alluminio da oltre Atlantico — ha detto ieri la commissaria Ue per il commercio, Cecilia Malmström. Più duro il presidente della Commissione, Jeanclaude Juncker, che ha definito i dazi Usa contrari «a ogni logica e alla storia», aggiungendo che Bruxelles farà il necessario per riequilibrare gli scambi transatlantici. E la guerra delle tariffe è uno dei rischi all’orizzonte per l’economia dell’eurozona — ha sottolineato il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde. Tanto che proprio oggi entrano in vigore i «contro-dazi» europei sui prodotti Usa — in risposta alle mosse di Washington — per 2,8 miliardi di euro. Nel frattempo anche l’india ha preparato la sua risposta agli Usa: dal 4 agosto parte un aumento delle tariffe su alcuni prodotti agricoli e siderurgici importati dagli Stati Uniti.