L’addio al Venezuela di Reymar Perdomo
L’unica scelta per i venezuelani è fuggire. Negli ultimi quattro anni oltre un milione di persone lo hanno fatto. Reymar Perdomo fa parte di questa disperata moltitudine,. Ma è diventata anche un simbolo di riscatto con la semplicità di una canzone, Me Fui («Me ne sono andata»), in cui parla delle sue sofferenze e della necessità di «ricordare quello che si è stati». «Continuare a credere nella nostra patria, e ricostruirla da qualsiasi angolo del mondo» è il messaggio che manda dalla diaspora.
Ricostruire non sarà facile. In uno sciagurato quasi-ventennio (prima con il terzomondista in basco rosso Hugo Chávez poi con il suo successore Nicolás Maduro, appena rieletto con i voti di scambio della povera gente), il regime ha provocato una delle crisi economiche più gravi della storia latino-americana: circa il 90 per cento dei venezuelani non riesce a nutrirsi in modo sufficiente, i prezzi raddoppiano ogni mese, l’iperinflazione ha praticamente cancellato i salari, il sistema sanitario è crollato, la criminalità dilaga.
«Nel dicembre 2017, appena arrivata in Perù dopo un lungo viaggio, sono stata derubata. Mi erano rimasti soltanto i pochi soldi che avevo in mano e la chitarra. Ero arrabbiata, ho scritto i miei pensieri su un foglio, ho aggiunto una melodia», ha raccontato Reymar a Americas Quarterly. Poi, un miracolo laico tipico della nostra epoca. «Nel Kennedy Park di Miraflores, dove andavo tutti i giorni a suonare, un ragazzo peruviano mi ha registrato: il video di Me Fui ha avuto il giorno dopo centinaia di migliaia di contatti su You Tube».
Poteri e maledizioni della Rete. Mentre molti venezuelani ascoltano Me Fui con le lacrime agli occhi, altri accusano la sua ormai famosa interprete di essere stata in passato una fiancheggiatrice del governo. «La più grande sorpresa — osserva — è stata capire quanto l’informazione possa essere manipolata sui social media». Storie che conosciamo benissimo. Intanto Reymar, che ha ventinove anni, vuole «continuare a camminare con la sua bandiera» e spera di poter «giocare a domino in un patio» con i suoi amici, bevendo una birra fredda accompagnata dalle arepas, le focaccine tonde fatte con farina di mais bianco. Un sogno semplice, come la sua
canzone.