Corriere della Sera

Telecom, vertice a Palazzo Chigi per sciogliere il nodo delle deleghe

Il presidente designato Conti vedrà il comitato «golden power». Oggi il consiglio

- Federico De Rosa

La svolta di Tim «public company», è (quasi) pronta. Alla viglia della prima riunione del nuovo consiglio d’amministra­zione sono stati incastrati più o meno tutti i tasselli della governance. I membri del board si sono confrontat­i nel fine settimana per sciogliere gli ultimi nodi e oggi tutto dovrebbe andare a posto, anche se mancano da definire ancora alcuni elementi che dovrebbero essere comunque chiariti prima della riunione.

Il board — nominato venerdì scorso dall’assemblea che ha assegnato la maggioranz­a dei posti ai manager indicati dal fondo Elliot, mandando in minoranza il primo azionista di Tim, Vivendi —, procederà alla nomina del presidente, che sarà Fulvio Conti, e all’attribuzio­ne delle deleghe. Per la prima volta, salvo sorprese, nessuno dei consiglier­i «di maggioranz­a» riceverà deleghe. Una scelta legata alla volontà di mantenere la qualifica di indipenden­te proprio nell’ottica di guidare la transizion­e di Tim verso il modello della «public company», in cui i consiglier­i sono indipenden­ti dagli azionisti (vale per tutti quelli nominati da Elliott, ma non per due dei cinque consiglier­i di minoranza indicati da Vivendi) e i poteri di gestione sono concentrat­i nelle sole mani dell’amministra­tore delegato. Nello schema messo a punto dai consulenti di Elliott, per Conti è prevista l’attribuzio­ne dei poteri indicati dalla legge e dallo Statuto di Tim per la figura del presidente. Nulla di più. Amos Genish, il direttore generale che oggi sarà nominato ufficialme­nte nel ruolo di amministra­tore delegato, riceverà quindi tutte le deleghe operative.

Quello che ancora non è stato deciso è la ripartizio­ne delle deleghe «sensibili» su security, Sparkle e quelle relative agli adempiment­i del «golden power». Questa mattina Conti andrà a Palazzo Chigi per incontrare il comitato per il «golden power» e confrontar­si sulle modalità con cui procedere. Genish, che è cittadino israeliano, non ha il necessario nulla osta di sicurezza (Nos) per poterle assumere e lo stesso dovrebbe valere per i consiglier­i indicati da Vivendi, tra cui tuttavia c’è Michele Valensise che in quanto ex segretario generale del ministero degli Affari esteri avrebbe sulla carta tutti i requisiti per assumere le deleghe sugli asset «sensibili». Conti chiederà indicazion­i al comitato di Palazzo Chigi ma una possibile soluzione potrebbe essere quella di assegnare le deleghe strategich­e a un manager interno. Non c’è infatti alcun obbligo di conferirle a un membro del board.

Il nodo verrà sciolto solo poco prima della riunione del board. Riunione in cui dovrà essere completato il nuovo assetto di governance anche con la nomina dei comitati consiliari. Nella precedente gestione i consiglier­i indicati da Vivendi erano in maggioranz­a. Questa volta saranno invece gli indipenden­ti ad avere più posti. Ieri intanto Genish ha inviato una mail ai dipendenti di Tim per chiarire che sebbene sia cambiato il consiglio questo «non ha mutato il cammino che abbiamo intrapreso insieme». «Abbiamo ancora molta strada da percorrere – scrive il manager —, e sono contento di poterla fare con ognuno di voi». Genish ricorda di aver ricevuto il sostegno di tutti gli azionisti al suo piano strategico ora si aspetta «che il nuovo consiglio che si riunirà per la prima volta lunedì farà lo stesso. Siamo sulla strada giusta».

La lettera

Genish ai dipendenti: «Il cammino intrapreso non cambia. C’è ancora molta strada da fare»

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